Esistono, nella nostra vita, episodi che non si cancelleranno mai dalla nostra memoria, magari invecchiando possiamo dimenticare o aggiungere qualcosa alla storia ma senza mai stravolgere il fatto stesso.
Non ricordo l' anno preciso, forse il 1976 o il 1977 poco importa e, all' epoca con alterna fortuna e bravura, giocavo a pallone come portiere, nel campionato giovanissimi per la Fezzanese dato che, da Genova, ci eravamo dovuti trasferire in provincia di Spezia per motivi di lavoro paterni.
La squadra dove giocavo veleggiava nelle posizioni meno nobili della classifica e, in aggiunta, pur non essendo ultimi eravamo il peggior attacco e la peggiore difesa del nostro girone.
Durante le vacanze natalizie, nonostante il campionato fosse fermo, dovemmo recuperare una partita contro la prima in classifica che, manco a dirlo, aveva il miglior attacco e la migliore difesa.
Si giocava al 21esimo, campo così chiamato perché li, in origine, vi era una caserma di questo battaglione.
La squadra che dovevamo affrontare, il Rebocco era all' epoca nell' orbita della Fiorentina e indossava la divisa viola, identica a quella indossata in serie A dai toscani.
Noi in pratica eravamo agnelli sacrificali, il Rebocco, escluso un pareggio, aveva sempre vinto e in casa aveva subito una sola rete, ma ... ma, poco prima delle feste natalizie erano arrivate in sede, a Fezzano, le nuove maglie, di una ditta scozzese, la Umbro, molto in voga in quel periodo.
Maglia verde Irlanda, pantaloncini bianchi e calzettoni neri con risvolto verde mentre quella del portiere era un accecante maglione giallo, braghette e calzettoni identici al resto della squadra e, in più, a Natale, avevo trovato i guantoni sotto l' albero.
Mentre indossavamo le maglie, una sorta di euforia ci prese ed entrammo in campo, sereni e spensierati.
Il terreno da gioco era un misto di sabbia, terra e rari ciuffi di erbacce, sparsi qua e la.
Nonostante il freddo, nessuno indossava calzamaglia o altro simile.
Sugli spalti di legno e ferro tubi, la maggioranza del pubblico erano ragazzine e ragazzini amici, sorelle e fratelli dei giocatori.
Si giocava in notturna e questo rese ancora più elettrizzante l' evento, personalmente pensavo alle sfide di Coppa campioni, coppa coppe e coppa UEFA, giocate di sera e questo mi dava molta carica.
La partita inizia e, come da copione, il Rebocco parte fortissimo e attacca da tutte le parti costringendoci in difesa a oltranza; un tempo si diceva che, la partita del portiere dipendeva sempre dalla prima parata, eseguita con sicurezza quella, tutto andava bene.
L' occasione si presento' dopo un loro angolo, con la palla respinta di testa fuori area da un nostro difensore , palla che fu scagliata al volo da un giocatore in maglia viola, in diagonale, alla mia sinistra, volai e mi accartocciai sulla sfera procurandomi diverse abrasioni sulle gambe ma, invece di lamentarmi per il dolore, mi esaltai.
Da quel momento acquistai una sicurezza ed una forza che mi fece parare di tutto e le ragazzine e ragazzini che avevo dietro alla porta, smisero di prendermi in giro e rimasero in silenzio fino alla fine del primo tempo che terminò, incredibilmente, 0-0.
La ripresa iniziò con la stessa trama del primo tempo: respinte, uscite spericolate, parate in tuffo e in volo.
Mi sentivo invincibile e, mi esaltai ancora di più quando una delle ragazzine dietro la porta ( tutti quelli che avevo dietro nel primo tempo avevano cambiato campo, come le squadre nella ripresa) mi disse: ma sei proprio bravo 😂.
Mancava poco alla fine e, complice il freddo ed una certa stanchezza anche il Rebocco, sembrava pago del pareggio, quando, su di un liscio clamoroso di un nostro difensore mi trovo un loro giocatore solo davanti a me: esco a valanga ma non posso fare a meno di travolgerlo e procurare un nettissimo rigore.
I ragazzi dietro la porta, tutti amici e parenti dei giocatori del Rebocco, si lanciarono in grida entusiaste sicuri della loro vittoria.
Non sono mai stato uno sbruffone ma, dopo essermi girato verso di loro e aver incrociato il sorriso della ragazzina che mi aveva detto bravo, andai verso il rigorista e, stupendo soprattutto me stesso, gli dissi a voce alta: tanto paro anche questo.
Un mio compagno mi apostrofo' con un : stai zitto belinone e vai in porta, dove mi ricordai di una intervista rilasciata da Albertosi, portiere fortissimo all' epoca, che nei rigori, il portiere deve solo guardare e concentrarsi sul pallone senza mai guardare il tiratore, così feci e, miracolo calcistico, lo parai davvero.
Dopo poco l'arbitro fischio' la fine. Avevamo pareggiato contro la prima in classifica, in casa loro, avevo parato di tutto e una ragazza mi aveva detto bravo ( e un mio compagno, belinone 😁) .
Dopo la doccia ed essermi rivestito, trovai la ragazza davanti al cancello del campo che mi aspettava ...
Un vero trionfo in tutti i sensi