Indubbiamente gli andava un pò stretta, ma quando ho visto che gli toglievano la tuta, l'ho riconosciuto quasi subito.
Mi sono avvicinato alle transenne per guardarlo meglio, dato che da lontano il numero non era ben leggibile e il cappuccio che gli copriva il capo, ostruiva la miglior visione possibile.
Non volevo sbagliarmi, volevo essere certo che fosse proprio lui.
Poi appena via il mantello come una casacca da calcio , si è scrollato dal viso quel ciuffo di capelli che gli ostruiva mezzo occhio, e lo ho riconosciuto immediatamente , fugando gli ultimi dubbi che mi erano rimasti:
Era Eclipse Grif.
Tagliato l'immaginario filo del traguardo, si è voltato verso gli spalti come se volesse incrociare lo sguardo dei presenti e chiedere l'applauso.
Si è girato su se stesso e ha messo la testa al di là del recinto che separa la pista dalla tribuna.
Un paio di secondi dopo, il tempo che una bambina in braccio al suo papà, gli facesse una carezza sul muso, si è rigirato su due zampe come una ballerina, in anelasse un altro mezzo giro di pista e ritornare al box per una doccia rinfrescante.
Intanto come un abbonato in prima fila, Viera era immobile nella sua area tecnica.
Braccia conserte, maglione non d'ordinanza , fisico imponente, posa statuaria e sguardo fisso verso il campo a studiare chissà quali movimenti , a ragionare su cosa correggere, oppure pensare se la terza stagione di White Lotus è stata davvero una delusione.
Immobile come la statua di Danton in Saint Germain, il Robespierre francese forse guardava già oltre, chi lo sa, non si è mosso di un centimetro per tanti lunghi minuti se non per grattarsi un gluteo intorno al 35 del primo tempo, unico sussulto che aveva avvertito visibilmente, nel dormiveglia generale.
Quasi in contemporanea , a poca distanza faceva capolinea entrando alla rovescia lui, Eclipse Grif, dell'allevamento Il Grifone, ma stranamente non uno dei più di 3000 figli di Varenne disseminati in Europa compresi gli illegittimi.
Cuffino in testa color rosso fuoco ,mantello scuro sotto la mantella blu notte, sembrava scrutare il cielo per sapere se sarebbe piovuto da lì a poco.
La macchina chiama a raccolta i concorrenti, prende posizione dietro le ali dell'autostart e via lanciato.
Un breve scatto in dirittura, per assumere il comando delle operazioni, prima curva rallentata per non perdere il passo e poi acquattato alla corda in attesa che qualcuno si presentasse al suo fianco a fargli il solletico, oppure a farsi tirare la volata come un ciclista al Tour de France, ma appena prima dell'imbocco in dirittura, si spostava leggermente al centro della pista per controllare e vincere agevolmente.
Un pò come ha fatto Onana che con lui in comune aveva solo il numero, il quale ha scelto l'Arena di Verona per fare l'ultimo provino decisivo.
Passaggio a destra sbagliato, sinistra idem, contrasti fallosi, visione di gioco simile a quella di un cieco e fine delle trasmissioni senza appello e senza altre ripetizioni.
Ma poi, ma poi, è arrivato il momento clou che tanto attendevo e per cui mi sono deciso all'ultimo:
Lo avevo a pochi metri da me, a due passi, bastava farsi spazio tra la folla, scavalcare i seggiolini, scontrarsi con le ginocchia dei seduti, chiedere "permesso grazie" in rapida successione, avvicinarsi a più non posso, arrivare ad un palmo di naso da lui e avvicinarsi fino a toccarlo quasi con mano.
No ,non stava bevendo al secchio dopo 8 giri di pista, il lad non gli aveva dato ancora uno zuccherino, non brulicava l'erba delle aiuole, ma aveva preso il pallone viscido e umido come se si giocasse sotto una pioggia torrenziale, se lo era messo sotto la maglietta non a dire che sua moglie aspettava un figlio e comunicarlo in mondo visione, no, lo voleva solo asciugare ben bene, prendere la rincorsa e lanciarlo in alto verso i suoi compagni come quando Donovan Mitchell alza per la schiacciata di Evan Mobley a Cleveland , nell'unico vero schema studiato a tavolino che sì è visto ieri, in un pomeriggio uggioso alle tre del pomeriggio, ora della pennichella e dell'ammazzacaffè.
Quando sull'ultima curva, dopo che era scattato al comando e aveva controllato gli avversari, cadenzato il ritmo, ha tenuta a bada senza patemi e affanni, prima il Caruso e poi la Desdemona tagliando per prima il palo di arrivo, ho capito di aver fatto la scelta giusta.
Premio al vincitore tra tre mesi 1.095 euro.
Premio al lanciatore di palloni 1500 al giorno.
Con gli infraditi già ai piedi, in attesa del rompete le righe e del tabellone partenze e arrivi di Brignole, restano quelle bandiere al vento e di come una squadra come il Verona, possa avere certi tifosi e giocatori per restare nella massima serie di calcio.
"Mangerò l'ennesimo boccone amaro in un calice di veleno", mi ero scritto da solo.
Chissà se Viera è ancora li impalato e se ad Eclipse Grif hanno dato anche una carota per la sua bella vittoria.
Era lui il Grif giusto ieri!

Ianna