mashiro
Da un certo punto di vista è interessante, soprattutto per i giovani, questa rivisitazione degli anni 60 "determinata" dagli infortuni.
In quei tempi le squadre erano fatte da circa 14 calciatori, max 15. I titolari più un portiere, un attaccante e un jolly. Le più spendaccione, i titolari più una ricerva per reparto. Ovviamente non esistevano le sostituzioni. Solo più tardi è stata introdotta la sostituzione del portiere. Ma tornando alla formazione iniziale e agli infortuni di lunga durata, la situazione era quella. Una rosa corta, cortissima, per squadre compatte, con intercambiabilità di ruoli. Poi è vero che dietro c'erano i giovani che giocavano il giovedì, non ricordo se in una sorta di campionato delle riserve o in una specie di campionato "primavera", ma il ventaglio dei titolari era molto ridotto e favoriva un grande compattamento e una grande identità. Se aggiungiamo che buona parte di quei 14/15, prima della famigerata legge Bosman, giocavano per il club 6/7/10 anni, si capisce quanto l'identità fosse forte. Era grazie a questi fattori che le squadre potevano essere etichettate in base alla loro "anima": il Toro combattente, l'Inter capricciosa, il Padova rude, il Milan classico, eccetera. Ed era in base a quei criteri di continuità che le squadre, nella sensibilità collettiva, prendevano il genere maschile o femminile: LA Juve, IL Torino, LA Inter, IL Milan, IL Genoa, La Samp. Maschile o femminile a seconda delle caratteristiche di grinta o di grazia, seguendo i pregiudizi di genere di allora.
Ora, con i cambi e il numero di partite aumentato esponenzialmente, è del tutto impossibile affrontare un campionato con una rosa inferiore ai 20/25 elementi. Ma l'ampiezza (e la scarza affezione dei giocatori alla maglia introdotta dalla Bosman) favorisce la dispersione e la perdita di identità, rispetto a quando si giocava con lo zoppo all'ala. Però mi piace pensare che questo Genoa dalla panchina cortissima finisca con l'assomigliare a quei Genoa dei tempi eroici. Un bagno di passato.