In questo clima eroico ho invidiato come non mai gli splendidi tifosi genoani che si sono sobbarcati la trasferta di Salerno. Perché? Ma perché sono stati testimoni di un evento eccezionale. Hanno infatti potuto vedere per mezzora, prima a destra, poi a sinistra, la fenice Zanoli. Un giocatore che quasi tutti ritenevano un mito partorito da un favolsita greco, non un essere vivente in maglietta e mutandine.
E la partita?
Con qualche aggiustamento di posizioni scendono in campo 11 giocatori rossoblu che la Corrente Mediterranea ritiene adeguati alla serie A. 11 contro 11, diceva mio padre, se si tratta di 11 uomini veri, muoiono solo se gli altri sono capaci di ucciderli. Il problema non è dunque quello della prima parte di partita, ma semmai quello del finale, quando le energie calano, il pressing cessa e non ci sono ricambi all'altezza.
Certo, molti giocatori sono fuori dai meccanismi abituali e gli schemi consolidati rischiano di perdere automatismi, ma siccome molti ritengono che la squadra di Gilardino non abbia schemi il danno è relativo.
Purtroppo dopo nemmeno 1 minuto, ai limti del cerchio di centrocampo prende la palla Simi e il nostro numero 14, che evidentemente si è fumato qualcosa di strano, fa tre passi avanti, andando sulle intenzioni di passaggio. Una giocata cervellotica che apre a Simi un'autostrada mentre la nostra difesa è alta e tutti devono correre all'indietro. In questi casi saltano tutte le marcature e prendere gol è solo un'inesorabile conseguenza.
Ecco apparecchiata una tavola succulenta per la Salernitana.
I ragazzi del Genoa reagiscono senza paura, nonostante il pressing feroce dei salernitani, soprattutto con giocate di prima nella fase di attacco.
Ci vuole una super giocata di Badelj per servire a Retegui una palla gol. Il centravanti chiude gli occhi e spara una bordata che si insacca. In campo piove di tutto. Grande Strootman, che raccoglie una marendina lanciata dagli spalti e se la mangia. Si ritorna daccapo.
Purtroppo una perla di Martinez, che ha Badelj libero a destra ma si inventa di servire a 50 metri, "determina" l'ammonizione di Frendrup. Grave, perché l'interdizione del danese è fondamentale.
In effetti, con Frendrup spostato sulla fascia, in mezzo si aprono spesso dei vuoti, aggravati dall'ammonizione di Badelj.
La Salernitana comincia il secondo tempo con enorme aggressività, ma Petrucci non può scendere in campo e il gol non arriva, nonostante la sofferenza di Vogliacco, soprattutto su Simi.
Poi Lovato alza il gomito su un colpo di tacco di Albert. È in area e Orsato fischia rigore. Lo stesso Albert trasforma.
Il vantaggio centuplica le energie dei superstiti dell'Armata Gilardino e i Grifoni tengono bene il campo, soprattutto quando Vogliacco esce, sostituito da Thorsby, che di testa le prende tutte. La Salernitana, col passare dei minuti, si sgonfia. Non tanto nelle intenzioni quanto nella lucidità. Albert espone tutto il repertorio, masticando una quantità enorme di palloni. Tutti lottano come si deve e il golletto del finale non lo subiscono. Come diceva Pizzul, "Tutti bravi".
L'entusiasmo per la vittoria naturalmente annacquerà le polemiche e le strategie di mercato troveranno sostenitori inaspettati.
Grandiosa la prestazione dei guardalinee e di Orsato.