Greif1957
Ciao Carlo, pur essendo un tuo ammiratore storico, voglio dirti che il ragionamento contiene una serie di sfumature che, sommate, rischiano di distorcere il quadro complessivo.
Secondo me, naturalmente… senza verità in tasca:
il Genoa, oggi, quindi in conseguenza a gestioni precedenti a quella di Șucu, è una società che lavora con grande rigore economico. Il bilancio al 30 giugno 2024 parla chiaro: 117 milioni di euro di fatturato stimato, 32,3 milioni di stipendi lordi ai calciatori (pari al 27,6% del fatturato) e un costo complessivo del personale tesserato di 44,2 milioni, cioè il 37,8% dei ricavi.
A questi si aggiunge un EBITDA positivo di 30,8 milioni, segno che la gestione operativa è in salute. E sul campo, i punti conquistati in Serie A certificano un rendimento sportivo coerente con le risorse impiegate.
Tuttavia, questa efficienza non è solo una scelta: è anche una necessità. Il club presenta un debito finanziario netto di 147,6 milioni di euro, pari al 126% del fatturato. È un fardello pesante, ereditato in larga parte dalla gestione precedente, che impone prudenza e disciplina.
In questo contesto, anche cessioni dolorose diventano comprensibili, se non inevitabili.
Siamo d’accordo a patto si consideri come questi risultati siano frutto di investimenti sulla squadra, fatti con coraggio, oltre che alla riduzione dei costi, ormai ampiamente sotto controllo.
E qui entra in gioco la figura di Dan Șucu e la “certezza” stia continuando il percorso virtuoso (dato per implicito “senza investimenti a breve” come intra leggo nella tua vista).
Il suo ingresso è stato concreto: ha versato (sta versando) 40 milioni di euro per l’aumento di capitale, diventando azionista di maggioranza. Il suo patrimonio personale, stimato attorno ai 300 milioni di euro, è in linea con quello di altri proprietari di club italiani di fascia media (Cairo, Saputo, etc). Ma ciò che ancora manca è una visione chiara e dichiarata. Un piano.
In una fase così delicata, segnata da ricorsi legali ancora pendenti da parte di A-CAP — che ha chiesto l’annullamento dell’aumento di capitale e la cui causa è attesa in sentenza nel febbraio 2026 - sarebbe importante che Șucu chiarisse se l’attuale prudenza finanziaria è frutto di una strategia consapevole o di un attendismo legato all’incertezza giudiziaria.
Perché se il mercato — nel tentativo di accelerare la riduzione del debito perchè il debito sta già calando di suo — finisse per erodere il valore commerciale della rosa più di quanto riduca l’indebitamento, allora il rischio sarebbe quello di compromettere anche la sostenibilità futura. Vanificando proprio quel percorso virtuoso che il Genoa ha faticosamente costruito negli ultimi due anni, già interrotto per contingenze che hanno consentito un acquisto ampiamente vantaggioso… un affare.
In sintesi: oggi il Genoa è un club che cammina con disciplina. Ma per fare un passo avanti servono scelte chiare. E il primo passo, forse, è proprio una parola pubblica da parte del suo proprietario.
Perché il silenzio, in certi momenti, pesa più di un bilancio in rosso.
Ma ancora più delle parole contano i fatti: come non concordo con le condanne preventive nonostante Honest, trovo altrettanto “generose” le conclusioni positive prima del tempo. Sono in paziente, ma rigorosa attesa.