mashiro
Eccomi Mashi,
mentre condivido l’analisi, fatico a scriverti altrettanto per le conclusioni.
Infatti, non discuto il matrimonio di interesse con i calciatori, le considerazioni sulla Talanta (basta non si invertano i termini del rapporto servendo la regola a confermare l’eccezione) e Torino, senza prendere nemmeno in considerazione quelle sul Genoa di cui discutiamo tutti i giorni.
Siamo partiti, però, del punto di vista del tifoso del Bologna per fare un esempio attuale, come metafora del crudele “destino” del calcio. Il tifoso deve tifare la maglia, ci sto, ma non deve essere preso in giro ab origine.
La differenza tra gli anni ’80 e oggi, sempre per seguirti, non sta tanto nel fatto che prima si potesse tifare il giocatore oltre la maglia. Anche se il vincolo facilitava la permanenza di alcuni giocatori, le bandiere per il Genoa non sono state Meroni o Pruzzo ma Beccattini e Onofri. Anche oggi potrebbero esserlo, lasciando perdere il delinquente, Vogliacco e Vasquez (sperando non cresca oltre).
Il calcio degli anni ’80 era un sistema permeabile da chi avesse la possibilità e la voglia di investire per vincere. Successivamente è stato reso monolitico per regolamento, quindi dolosamente. La differenza stava nelle sostanze dei proprietari e nella dimensione dei bacini d’utenza, cose che adesso diventano componente non essenziali, seppur importanti. In un contesto competitivo prevalentemente nazionale mentre oggi è globalizzato.
Vedere statuito dalle regole di un gioco che squadre appartenenti allo stesso campionato ricevano due o tre volte in più o in meno, non importa, le risorse (TV) per competere non è accettabile. Cosa aggravata dal fatto che queste risorse comportano l’accesso ad ulteriori (dalle coppe e in particolare la Championz) che allargano la differenza a cinque volte. Cosa che divarica ulteriormente la forbice di tifosi e bacino d’utenza…e ancora e ancora.
Disparità per regolamento!
Non contenti hanno mistificato il concetto di libertà di lavoro per i calciatori rendendo impossibile, di fatto, far valere il diritto di avvalersi delle prestazioni dei calciatori anche sotto contratto.
La tua correttissima analisi non giustifica quanto sopra e il fatto che un’efficiente gestione dell’obbrobrio generato, aggravato dalla deregulation assoluta tra campionati e continenti diversi, possa far intravedere qualche possibilità di ruminare briciole non basta a farsene una ragione.
Come al solito provo a guardare ai dati, constatando come la concentrazione dei vincitori in tutti i campionati europei, compresa l’Inghilterra se confrontata col passato; la cosa si aggrava se consideriamo le prime quattro posizioni.
L’ultima vera outsider in Italia è stata coniata a metà 80 mentre la “sorpresa” di oggi fa terza in classifica per il combinato disposto di culo e bravura vedendosi smantellata comunque la squadra l'anno stesso; il Bayern in Germania, il Real in Champions senza considerare la Spagna da sempre “una poltrona per due”.
La maledetta Talanta, che tra una botta di culo e tanta professionalità sta riuscendo a sfondare il muro della continuità, deve rifare la rosa ogni santa stagione con il “privilegio” di aver alzato il range di costo dei sostituti. Nessuno è in grado di mantenere i calciatori sotto contratto a meno che facciano cagare o si rompano, se non li cercano a cifre congrue ci pensa la lega Araba a offrire cifre inusitate per innaffiare il deserto.
Le stesse “grandi”, pur in perdita strutturale, non mollano di prevaricare caricandosi di debiti, piuttosto di accettare di competere in un sistema sostenibile.
La maglia la tifiamo tutti e ci morirò, Mashi, portandola nel cuore… ma il cuore sanguina da troppi anni e non so quanto la tradizione possa durare in futuro a queste condizioni.
Mi incazzo come una bestia a pensare come ci sarebbe la possibilità concreta di rendere il tutto migliore, non peggiore, di prima e che a non volerlo fare sono le istituzioni calcistiche corrotte peggio del peggior governo africano anni 80, tornando al paragone.
Chiudendo con il tuo esempio del Texas Hold’em, non è questione di volerlo giocare con cinque carte in mano ma di ribellarsi se alle World Series, di regola, mi fanno partire con una puglia di dieci volte inferiore agli avversari: barano sapendo di barare, mi raccontano un sacco di cazzate per indorare la pillola avendo fatto diventare il mercato, apoteosi della suddetta presa in giro, lo spettacolo di cui le partite sarebbero contorno.
Non se ne può davvero più…