Il caso Dybala sarà certamente ricoperto da tonnellate di melassa.
Non intendo certo criticare la rinuncia allo stipendio faraonico promesso per smuflonare nel deserto, permettetemi però di sottolineare come la vicenda, dal mio punto di vista, dimostra ancora una volta lo strapotere dei calciatori nei confronti delle società. Potere che va (andrebbe) assolutamente riequilibrato.
Il calciatore è stato comprensibilmente blandito da una montagna di sghei e pare avesse accettato. Il fatto lo stipendio risultasse più di sei volte superiore alla cifra riservata alla Roma dovrebbe bastare a dimostrare come la trattativa sia stata con il calciatore (e i suoi procuratori), non con la Roma Calcio.
Quest’ultima aveva accettato per motivi che non intendo discutere, non perché non mi interessino ma in quanto non sono rilevanti per il mio ragionamento. Probabilmente per liberare monte ingaggi e comprare altro.
Folgorato sulla via di Damasco da considerazioni sue, Dybala cambia idea una volta reso pubblico l’assenso della Roma Calcio. Tifosi sotto casa, comprensibilmente, lacrimoni e melassa.
Peccato la Società rimanga con un palmo di mano e coperta di merda per una vicenda a cui è, presumibilmente, estranea e che ha subito dall’inizio alla fine. Per una calciatore assente nel 35% delle partite dello scorso campionato (desumo più o meno analoga percentuale nelle coppe, forse anche peggio). Senza considerare i “warm up” di rientro dagli infortuni considerati come presenza.
Opportunamente e con giusta prudenza non mi risulta l’allenatore abbia commentato anzitempo, anzi pareva mal digerire l’addio, diversamente si sarebbe bruciato anche lui.
Non seguendo in dettaglio le vicende della iomma non sarò certamente preciso, quello che importa è lo smaccato strapotere dei calciatori in grado di non rispettare i contratti in corso (Koopmeiners e Lookman, per esempio, giocano in una merda di squadra che fa la Champions visto che me lo menano da una vita perché “sognano” di giocare le coppe), di concordare e poi rifiutare accordi mentre sono sotto contratto smerdando le società, insomma fare quello che cazzo vogliono senza regola alcuna. Salvo quella sacrosanta di vedere rispettato il contratto quando si rompono o mettono anguscia.
Questa sproporzione si aggrava al diminuire delle risorse delle società detentrici dei “diritti” (mi scappa da ridere) sportivi dei calciatori.
Infine i procuratori (dipendenti dei calciatori va ricordato, anche se molto influenti e qualche volta in grado di prevaricare) hanno affinato tecniche ricattatorie e in alcune situazioni, sempre utilizzando società deboli, sono i detentori di fatto dei “cartellini” e decidono in quale piazza valorizzare la loro proprietà.
A Genova lo sappiamo molto bene, purtroppo lo aveva imparato benissimo in nostro ex proprietario come qualcuno sembra aver dimenticato.
Questa merda la odio e mi manda ai matti, purtroppo il “caso Dybala” rafforza e non lenisce questa convinzione.
Il problema delle serie minori e dei giocatori meno fortunati non mi sfugge così come la necessità di un regolamento uniforme a livello internazionale. Esattamente i motivi per cui dispero venga trovata una soluzione. In un “mercato” dove le società sono in perdita strutturale: la follia umana non ha davvero limiti.