Mateo Retugui è venuto al Genoa per coronare un sogno e, come nelle favole, ha raggiunto il suo scopo: finalmente ha tirato un rigore. Cosa chiedere di più alla vita?
Chi aspettava con ansia questa partita era Luciano Spalletti, che doveva sciogliere il dubbio relativo al centravanti della Nazionale. Il CT fabulatore è rimasto deluso. Rigore a parte, le indicazioni sono rimaste incerte e il buon Luciano non sa ancora a chi affidare il ruolo di vice-Scamacca: a Retegui o ad Ekuban? Entrambi in gol, quindi siamo daccapo. Solo le ultime partite scioglieranno l'enigma.
Il risultato rivestiva un'importanza relativa, quindi nelle attese dei Genoani c'era soprattutto il gesto liberatorio arrivato al 94°: la steccata che Vasquez (e chi se non lui?) ha tirato a Pulisic. Un souvenir.
Tornando alla partita di oggi, il commento di Badelj all'intervallo spiega bene il disastro tattico del primo tempo: "Bisogna alzare il baricentro". Trovatosi in vantaggio per un lampo della sorte, il Genoa è improvvisamente diventato quello dell'andata contro il Toro: schiacciato in area per scelta propria più che per la pressione degli avversari, passaggi indietro come priorità mentale ogni volta che manovrava palla, in alternativa lanci lunghi per nessuno. Così ci si tira gli avversari in area e beccare gol è pressoché sicuro. L'aggressione della profondità per ripartire rimaneva un'opzione inespressa. Dopo l'intervallo ero curioso di vedere se dipendeva dalla paura di vincere dei giocatori o dall'impostazione di Gilardino.
Il tecnico biellese riconfermava il suo piano anche alla ripresa del gioco. Vogliacco libero di avanzare, ma solo nei primi 10 minuti, contando sul fatto che Leao non lo seguiva. Cross del cognato e qui c'è stato il grande errore di Ekuban. Infatti non è riuscito a farsi trovare scoordinato né ad inventare qualcuna delle sue stranezze e non ha potuto far altro che appoggiare di testa in rete.
Si immaginava che il primo tempo fosse servito da insegnamento. Invece no. Di nuovo tutti a tirarsi i rossoneri in area, a passare indietro, ad evitare di monovrare palla, a lanciare lungo per nessuno. Inevitabile beccare gol, anzi due.
Poi, non avendo più niente da perdere, il risveglio. La sgroppata di Thorsby a suggerire il lancio in profondità, il cross basso in mezzo e il gol di Retegui alla Inzaghi, su splendido rimpallo.
Partita finita e tutti contenti.
Tornando seri, ottima prova di Vogliacco e di Vasquez in difesa. Invece DeWinter ci vorrebbe qualcuno che lo pigliasse a calci in culo e gli togliesse di dosso quella supponenza da fighetto, con palle perse per giocate alla panna e colpi di tacco, oltre che piazzamenti tardivi per guardarsi allo specchio. Mi è piaciuto Spence, oltre al solito Frendrup. L'altro Morten finiva per crossare più spesso di quanto non si trovasse in area a colpire di testa, ma sulla fascia sinistra ha provato a dare il suo apporto anche se spesso si ritrovava quel coso rotondo e ingovernabile tra i piedi. Si è sentita la mancanza di Sabelli, infatti quasi tutti i cross di Vogliacco e di Thorsby sono risultati sensati e pericolosi. Rimpiangeremo a lungo le sue svirgolate. In complesso, Ekuban meglio di Retegui, nonostante i dubbi di Spalletti.
Genoa senza Malinovsky, Messias, Vitinha e soprattutto Albert. Nessun dramma, si gioca sempre 11 uomini contro 11, se di uomini veri si tratta. Il Borussia ha ceduto Benningham e probabilmente farà la finale di Champions. Cederemo l'islandese e andremo in Europa, garantito.
Nota di colore. In seguito alle recenti voci sulle vicissitudini dei 777, la regia ha inquadrato spesso Zangri e Blasquez in tribuna, ma le TV sono rimaste deluse. Si aspettavano una replica di Maradona nel 94, con arresto in diretta, ma per ora hanno potuto tornare a casa senza manette. Vedremo a Marassi, dove il carcere è molto vicino.
Bene così. Ora avanti col Sassuolo. Intanto corro a comprare una bandiera rosanero. Forza Palermo!