Mister_No
È più che giusto festeggiare questa squadra e l'annata felice nell'esito in classifica. Un Genoa complessivamente al di sopra della quota salvezza, meritevole di un 7 in pagella, con alcuni giocatori dal rendimento eccezionale e in larga parte imprevisto (Albert, Vasquez, Bani, Frendrup), che hanno aggiunto acciaio ed argento all'ossatura della squadra.
Ma, seppur in clima di festa e seppur privi della credibilità di un Bologna troppo sfaldato per essere definitivamente probante, è anche giusto analizzare la partita di ieri, che ha mostrato un Genoa diverso, forse quello dell'immediato futuro.
Nel primo tempo praticamente giocato senza Albert, l'impianto difensivo è apparso solido come sempre, ma si è vista una verticalità inedita e una capacità di rovesciare il fronte (da difesa ad attacco) da grande squadra. Chi si aspettava da Gilardino un messaggio su come si potrà abbozzare una manovra efficace senza i colpi dell'islandese, si riguardi il primo tempo.
Un portiere normale ha ridotto del 90% i passaggi indietro e le perdite di tempo utili solo per fare teatro; l'assenza del fosforo di Badelj ha costretto ad accelerare i tempi di gioco nel rovesciamento del fronte; la presenza di un attaccante che aggrediva la profondità ha praticamente annullato il palleggio involuto, spalle alla porta, ai limiti dell'area avversaria.
Si è sempre detto che il calcio non è sterilmente difensivo o stupidamente offensivo, ma è calcio brillante quando trasforma la fase difensiva in offensiva con grande rapidità e determinazione. Ieri ogni azione concertata dal Genoa era finalizzata a incidere e a fare male. Efficace variazione al precedente schema basato sul possesso difensivo e le ripartenze manovrate. 25% di possesso palla, 3 soli cross degni di questo nome e due gol che potevano essere 4 nel primo tempo e altri 3 nella ripresa, quando anche Albert ha cominciato a giocare. E qui lo dico. Farebbe bene a rimanere e a toccare i pochi palloni di qualità nelle ripartenze veloci, come successo nel secondo tempo, dimenticando l'obbligo di portarsi la squadra sulle spalle dilatando le azioni personali. Se va in una grande non glielo consentono, come non lo consentivano a Baggio. Qui può farlo quando la sua personale poetica calcistica glielo suggerisce, ma può, anzi deve, apparentemente assentarsi quando l'azione lo salta in profondità e posizionarsi per fiondarsi sull'eventuale respinta della difesa avversaria. Ieri si è visto come può svilupparsi un efficace schema d'attacco anche senza il suo prezioso apporto, e si è anche visto quale grande contributo può dare a questo diverso schema.
Ho visto un progetto di Genoa che ricalcava i principi di Scoglio e in parte di Bagnoli, un Genoa concepito per fare male anche quando riconquistava faticosamente palla dopo aver subito il palleggio avversario. Non ho visto balletti estenuanti ai limiti dell'area del portiere né lanci nella pancia del centravanti sempre spalle alla porta, ma rasoiate negli spazi dove si fiodavano le punte coi centrocampisti e gli esterni che accompagnavano il ribaltamento dell'azione e andavano in pressing sulle respinte della difesa avversaria. Non tutto perfetto, ovviamente, ma un buon abbozzo del Genoa che verrà. Che, speriamo, verrà.