Il Vecchio Capitano con tanto di sigaro e la bandiera dei pirati a brandelli issata sul pennone più solido, veleggiano su un vecchio traghetto in acque tutt'altro che tranquille.
Con il suo veliero mezzo sgangherato che imbarca acqua da tutte le parti, naviga lontano da qualsiasi porto.
Approdare significherebbe decretare la fine della sua barca , il suo inevitabile sequestro, e lo schiudere di altri porti ben più umidi.
Dopo mesi e mesi di navigazione, finalmente intravede un approdo sicuro o crede che lo sia.
In fondo non gli interessa la qualità e la solidità del porto, chi ci possa essere alla Capitaneria, l'importante in questi frangenti, è che possa attraccare, ormeggiare, cedere e abbandonare la sua vetusta barcaiola.
Un uomo dallo sguardo basso, con un berrettino da baseball a coprirgli gli occhi, che nascondono chissà quali sguardi e scenari, arrivato da spiagge lontane , dal nome simile ad un cantante di reggae,
sembra interessarsi alla decrepita imbarcazione del vecchio capitano.
In altri tempi, il marpione non lo avrebbe nemmeno preso in considerazione, oggi invece quell'oscuro giovane è l'unico che gli si approccia e per il capitano va bene tutto, anche se somiglia ad un narcotrafficante mexicano e i suoi soldi chissà se ne esistono di veri e reali.
A riva intanto, si diffonde la voce che l'anziano nostromo, all'ultimo affare della sua carriera, è intenzionato finalmente a disfarsi della sua scialuppa, gloriosa quanto polverosa, ma che scalda ancora i cuori del popolo della città di mare, di quando veleggiava in acque quasi sempre mosse e perennemente stagnanti.
Quando il traghetto approda nel molo, viene accolto da gente festante, che rivede il suo vascello ancora splendente come lo era tanti anni fa, ma finalmente ai comandi, non ha più l'odiato comandante e armatore.
L'uomo dal cappellino grigio come il suo orizzonte , affida la restaurazione del veliero a uomini di sua fiducia, affidandosi anche a gente del luogo.
Il traghetto è come un quadro e necessita di validi restauratori.
Il compito è rimetterlo in sesto, coprire buchi, tappare falle e rimetterlo in carreggiata, renderlo affidabile, appetibile.
Poi si vedrà.
Affida il comando del Galeone ad un uomo senza esperienza ma serio, il quale chiama a raccolta marinai, mozzi, ufficiali tutti del luogo e di provata affidabilità e di sua fiducia.
Non c'è scelta migliore.
Il traghetto, poco alla volta riverniciato e riparato alla bene in meglio, riparte lentamente da piccole tratte a solcare vecchie onde.
Non si sa se reggerà ancora il peso di tutti questi anni di navigazione, e se la sua fine è stata solo tamponata e rimandata.
Del vecchio marpione intanto nessuna traccia.
E' libero e spensierato in qualche disseminato promontorio.
Con il passare dei giorni e dei mesi anche l'uomo dal berretto grigio si fa vedere meno spesso in rada.
Il traghetto seppur a fatica è ripartito, la ciurma è contenta e il popolo a terra guarda con soddisfazione, salpare il loro caro vecchio gioiello, con in groppone tutti i suoi acciacchi tra i vistosi segni del tempo a prua come a poppa.
Non sono le nubi che oscurano l'orizzonte a destare pensieri.
Non è solo il vento ad annunciare tempesta.
Non sono un paio di sottufficiali, che hanno scelto di andare su una migliore nave, lasciando il traghetto al suo destino.
E a mietere preoccupazioni ,non è nemmeno il popolo che ignaro o consapevole del destino, assiste all'ennesimo varo del vascello ammirandolo e scrutando le onde in lontananza.
Un nuovo cap...pello forse si preannuncia e si presenterà al vecchio porticciolo.
O forse sarà solo un semplice bowler hat.
Non si sa che cosa ci sia dentro, che faccia abbia chi semmai lo indosserà, magari facendosi accompagnare da un nuovo tight buono solo per l'occasione.
Nemmeno l'Agenzia Marittima conosce una sua residenza chiara e un numero di registro definito.
La gente del porticciolo a breve lo saprà, lo scoprirà e vedrà se il suo Galeone lascerà il porto per chissà quali lidi o affonderà in qualche secca.
Intanto laggiù dove finisce l'orizzonte una scia di fumo si intravede:
Non è un aereo né un illusione ottica.
Dal vecchio molo del nuovo porto, gli abitanti della bella città di mare, ne vedono la scia portentosa , il denso color nero fumante.
Chi osa invece avvicinarsi invece, la vede piccola assottigliarsi sempre più, come l'esiguo inconfondibile fumo del sigaro del vecchio capitano, sotto il suo sornione sguardo e l'inconfondibile tic.
Da un grammofono d'epoca e di qualità all'ormeggio numero 18/93, una canzone irradiata da una mano anonima, squarcia il silenzio e l'inquietudine:
"Spaventati i guerrieri, persi alla meta i viaggiatori.
La saggezza è impazzita, non sa l'intelligenza.
La ragione è nel torto, conscia l'ingenuità.
Quietami i pensieri e le mani,
in questa veglia pacificami il cuore
Così vanno le cose, così devono andare"
Ianna