Ianna
Shel Shapiro dei Rokes stava cantando alla grande nella vasta sala di un cine-teatro dove tutto rimbombava e tremava sotto la spinta degli amplificatori. Venne fuori un ometto, vestito di nero, quasi impercettibile nel delirio dei suoni. Faceva gesti disperati di cessare e far silenzio. Alla fine Shel si tacitò. "Il concerto è sospeso per la morte del Papa. Rita tornerà qui da voi quanto prima, state calmi e buoni". Era Teddy Reno e il concerto sospeso era quello di una rampante Rita Pavone. 1963, mille vite fa.
Subito scattammo alla ricerca di quelli dell'istituto tecnico prevedendo scuola chiusa l'indomani per organizzare una partita, mentre cominciava il lancio di ogni oggetto disponibile verso il palco.
Era morto un Papa che aveva rappresentato uno spiraglio di umanità, poi subito diluito, nella monolitica distanza di una Chiesa ingessata e totalmente funzionale alla guerra fredda. E per vie misteriose, la morte di quel Papa e relative illusioni nella mia storia personale si legava indissolubilmente con la figura di Teddy Reno. Chi l'avrebbe mai detto?
Ora si piange il primo Papa cristiano della storia millenaria della Chiesa. Anche alcuni cattolici sono sinceramente tristi, ma quelli tra loro che siedono ai vertici si stanno gié preparando a risalire in sella e a rimettere le cose a posto.
Si è già scatenato il battage mediatico di immagini e citazioni, il clamore che non lascia nemmeno una briciola di spazio a un intimo pensiero di cordoglio.
Nessuno però ha il coraggio, tra le tante, di ricordare una sua recente frase pronunciata in Vaticano: "Molti, qua intorno, si augurano la mia morte".
Nessun Papa aveva mai osato tanto.