Ianna Salve, cosa mi hai fatto tornare in mente Pasquale: dopo un buon 1987 e un inizio 1988 ricco di personali battuti e di qualche gara vinta sulle medio/lunghe distanze decidiamo, di comune accordo con l' allenatore, di preparare la maratona.
Tabella totalmente cambiata, dieta ferrea, testa e cuore sempre sul pezzo.
Dopo un'estate di sole rinunce, allenamenti intensi e solo gare sopra i 25 chilometri, arriva ottobre e la maratona di ... Venezia.
Partenza da Stra' e, dopo un inizio stressante per via dei numerosi iscritti, trovo il "treno" giusto ( tipo ciclisti in fuga) e andiamo di buon ritmo, ritmo che mi avrebbe portato a concludere i fatidici 42 km e spiccioli, in un tempo tra le 2h e 35'/2h 45' , quando il record mondiale era all'epoca era sulle 2h 12 ecc.
Stavo benissimo e con me gli altri venti, ci alternavamo a tirare e si andava di comune accordo; i primi, poi vinse Pizzolato, ci erano avanti di 15'/20' quando poco prima del trentesimo chilometro, di botto e senza preavviso, mi si "spegne la luce".
Crisi ipoglicemica, mi fermo e mi siedo in terra, un paio di compagni di fuga si fermano per aiutarmi ma dico loro di proseguire perché mi sentivo totalmente vuoto e faticavo.pure a vedere. Dopo pochissimi minuti arriva un' ambulanza e il personale, molto preparato, capisce subito, mi caricano sul mezzo e mi fanno una flebo.
Il resto è un mesto arrivo al traguardo sul carro "scopa" e il morale sotto i tacchi.
Mi rifeci, anni dopo , correndo le ultra trail in montagna