Ovviamente Pitagora non poteva essere genoano, (pare tifasse Crotone), ma il suo noto teorema è per me la rappresentazione grafica del nostro Genoa odierno, ancora una volta sull’orlo di una crisi di nervi, con il coraggio in standby e l’estro in avanzato stato di decomposizione.
Il CATETO 1 è la Squadra che, con il suo scarso livello tecnico e una qualità dimezzata dall’austerity e dai ciarlatani, dipana sull’erba schemi uggiosi, pigri e innocui.
C’è anche un’altra squadra, quella che giace in due reparti dell’infermeria: il gruppo degli sfigati colpiti da incidenti occasionali, e quello dei recidivi che per l’età, l’imperizia, la fragilità o per l’incauto acquisto di scommesse convalescenti, sono costretti a guadagnare senza faticare.
Il CATETO 2 è la Società, che non si sa più di chi sia, e infatti non risiede né a Pegli né a Miami né a Londra, ma nel luogo più adatto chiamato appunto “terra di nessuno”.
Come nel passaggio dell’ora legale, quella breve latenza che disorienta gli orologi e i distratti, nel Genoa è cambiato tutto in un attimo: ambizioni, impegni e progetti si sono trasformati in rimpianti, sacrifici e attacchi di panico.
Un po’ come il programma elettorale di un governo che non potrà mai mantenere le promesse irrealizzabili, e allora un bel giorno fa outing.
L’IPOTENUSA invece siamo noi, intesi sì come una certificata tifoseria passionale, ma anche messaggeri di un’antica nobiltà oggi offuscata, disciolta nell’indolenza di chi tiene famiglia e contratto, sfregiati dal ventennio di un trafficante di organi calcistici, e infine derubati del mitico “Spirito di Spensley”, quell’imprinting che non ci fa più vincere le partite, ma che almeno ce le faceva onorare.
Abbiamo qualche credito con la storia ma troppi debiti con il bilancio, e l’unica costante che non cambia mai è l’emigrazione dei calciatori più bravi verso gloria e milioni, traghettati da spietati e noti scafisti sulla motonave chiamata “Plusvalenza”.
Ed è qui la mia suggestione sul Teorema di Pitagora: nonostante questo scivoloso piano inclinato, il peso e la forza del quadrato che ansimando ci portiamo sulla schiena, è almeno uguale alla somma degli altri due, perché migliaia di calciatori e centinaia di dirigenti sono svaniti nel tempo e nell’oblio, ma i Genoani hanno sempre compensato con la propria esistenza e resistenza le colpe, le carenze, le disfatte, le ingiustizie arbitrali, e perfino la cabala (per chi ci crede).
Tutto è confuso e fumoso, ma la nostra percezione sensoriale è tarata su decenni di tragedie sportive, e sappiamo riconoscere le botole e i precipizi già frequentati, come accadde nella notte del Cosenza.
Per tutto questo, pur aggrappato all’Ipotenusa di salvataggio, non mi sottraggo al labirinto dell’attualità.
Non ho mai apprezzato il gioco di Gilardino, neanche quando le cose andavano bene. Non rappresenta il Dna che la mia fede ha assegnato al Grifone, non mi ha mai fatto divertire, raramente entusiasmare, e i suoi alibi sull’impoverimento della rosa, ampiamente annunciata, vanno confrontati con la sua scelta di firmare il contratto.
Eppure oggi mi auguro che resti, sperando faccia leva sull’amor proprio, sull’orgoglio, sul suo futuro a rischio, su una genialata qualunque, anche casuale, che riequilibri la barca.
Inoltre, se non c’è una lira nemmeno per comprare due svincolati a spasso, è chiaro che il sostituto sarebbe scelto in famiglia, tra gli stipendiati, e forse non c’è abbastanza tempo per concedere il rodaggio a un esordiente.
Quest’anno pare che Babbo Natale arrivi a Gennaio, e chissà che sorprese!
“io mi sto preparando… è questa la novità”.