Genoa Cosenza (dedicato a Marco)
“Una fede, un mito un amore infinito”.
Il mito è alla base della coesione di un gruppo esteso e consente di affrontare, non spiegare, i dubbi e le paure della nostra esistenza. Trovare la forza di andare avanti nonostante la disperazione delle cose della vita.
Gli dei del calcio decisero di privare i genoani della vittoria, considerandolo un dono immeritato che avrebbe potuto renderli troppo potenti. Prometeo, però, non potendo tollerare l'idea che i genoani vivessero nella disperazione della sconfitta, rubò il fuoco dall’Olimpo e portò la fiamma della vittoria a Genova in un cavo di una canna.
Quando gli dei scoprirono il furto, decisero di punire il Grifone in modo esemplare: lo incatenarono alla Gradinata Nord, a un destino dove, ogni volta che si accendeva la fiamma della vittoria, un’aquila veniva a cibarsi del suo fegato, che ricresceva ogni notte.
Questa punizione eterna rappresenta il prezzo del coraggio e della ribellione contro il destino della Superba.
Punizione terrificante ma incapace di fiaccare l’orgoglio della nostra gente, perché attraverso il sacrificio, i genoani dimostrano la loro fede e il loro impegno verso l’ideale. La ribellione alla sconfitta come atto sacrale che conferisce, di volta in volta, maggiore potere al mito stesso, radicando la speranza nella vittoria e cementando l’identità collettiva.
Per questo torniamo a casa vincitori con qualsiasi risultato… per questo la sconfitta pare dividerci ma magicamente ci unisce, generando ad esempio questo thread. A leggerlo, confessatelo, sperate di nuovo di vincere oggi all’olimpico una partita già persa.
Perché siamo la Gradinata Nord, una famiglia allargata nel nome del Genoa.
Una fede ha bisogno dei suoi riti e dei suoi sacerdoti: Roberto Scotto non solo conosceva la storia di Prometeo ma sapeva quando accendere la fiamma, lo aveva fatto altre mille volte, al centro della sua gradinata.
Anche quando sembrava spenta sotto un diluvio mandato da Zeus, la sua memoria dispersa e il mito sepolto nell’oblio dell’ennesima situazione disperata come il giorno di Genoa Cosenza.
Il Sacerdote accese la fiamma in un attimo: nemmeno fu dato il tempo di accorgersi ma la Nord si incendiò e con essa il cuore di chi era presente, fino a invadere il campo e l’anima dei genoani.
Il sacrificio aiuta a confrontarsi con la paura della morte. La promessa della stella fornisce conforto e significato, giustificando la sofferenza.
Attraverso il rituale di sacrificio i genoani superano la morte della speranza, rendendola parte di un processo più ampio e significativo e alimentando un mito che non morirà mai.
Volevate ucciderci… ci avete reso immortali… è la stella che vogliam