Non avrei voluto tornare sul capitolo Blessin ma mi accodo. Sono sempre stato sostenitore di Blessin, non tanto perché mi piaceva il suo gioco o mi seducevano le corse sotto la gradinata (a 54anni fatico a farmi ammaliare se non per un grande concerto rock), quanto perché appariva essere parte di un concetto di società che tuttora mi piacerebbe. Il problema di certi allenatori o altri professionisti nel calcio è essere ostaggi di un meccanismo preconfezionato dove tutto deve rispondere ad una logica che spesso logica non è. Blessin è stato giustamente esonerato per la bontà non espressa del tipo di gioco e per risultati che potevano essere migliori ma, come qualcuno qui ha già detto, il mandante dell'esonero ha un nome ed un cognome, aizzato da calciatori al limite della denuncia penale (vedi chi sapete) e media locali inadeguati e indecenti, loro sì convinti di essere padroni del Genoa da potersi permettere di mistificare curriculum di professionisti (Spors, Arenz, Klos) che hanno riconoscimenti a livello internazionale. In quello mi sento il primo dei livorosi e intriso d'alcool. Ma tutti noi qui sappiamo che la vita di un allenatore è come quella del trapezista sul filo, a meno che non abbiano procuratori i quali riescono a trovargli contratti come se fossero i migliori.
Nessuno gli ha mai chiesto un pó di contegno nei giudizi, forse io e Piero sì, in maniera seria per non ostacolare il cammino della società come se non si fidassero della proprietà e da conigli quali sono attaccano gli anelli deboli per colpire chi non possono permettersi di colpire coi loro pamphlet che fanno ridere. In compenso alcuni nostri writer qui meriterebbero il premio Pulitzer davvero.