Nello stesso giorno in cui Volodymir alza bandiera bianca, dalla terra in cui il relativo presidente voleva mandare soldati europei a morire per una guerra su procura della Nato e dagli Usa ,già persa in partenza , in cui a Genova perde la vita un camallo nell'ennesimo giorno di morti sul lavoro, dalla sponda calcio arriva la notizia che un imprenditore rumeno, nonchè Presidente della Camera di Commercio, con un patrimonio stimato in 300 milioni di euro, con un versamento all'ultimo gong , salva la squadra più anziana d'Italia dall'ennesimo precipizio in fondo al burrone.
Se il Genoa non fosse stato con l'acqua alla gola, aggrappato ormai da mesi, anni, all' ennesimo salvataggio dell'ultimo minuto, vedendo solo la targa del carroattrezzi che ha salvato dalla rottamazione l'ormai decrepito bus rossoblù, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli, oppure rimanere basiti a leggere che il soccorso stradale è made in Romania.
Del resto ad essere sinceri ed onesti, nemmeno una proprietà a stelle e strisce del cosiddetto Sogno Americano aveva portato alla resurrezione del Lazzaro genoano.
Anzi, al di là delle sedi esotiche e delle presentazioni in stile Bruce Springsteen, tempo un paio di mesi e saremmo finiti pure sul registro dei fallimenti di qualche Tribunale Californiano.
Non essendoci più gli americani nemmeno quelli cantati da Lucio Dalla, scomparsi i russi che pagano sanzioni economiche e le manie despote di grandezze del loro tiranno, defilati i cinesi che non sembrano più i nababbi dell'ultimo decennio, non restavano che europei e italiani, se non addirittura Genovesi.
Quello che risalta agli occhi a freddo è una constatazione, che non si può non far finta di notare:
A Genova dopo la parentesi di Spinelli che è pure calabrese, non c'è stato nessun imprenditore genovese che abbia voluto o potuto rilevare il Genoa con quattro palanche.
Anzi fin dai tempi di Preziosi anche lui non genovese, il fior fiore degli imprenditori locali chi più chi meno, non ha atteso altro che un tribunale fallimentare dichiarasse il fine vita del Genoa per raccoglierne i cocci ,depauperato dei debiti e della storia, e scriverci un anno di nascita nuovo accanto al glorioso nome.
Possibile che nella Superba nessuno abbia voluto accollarsi questo onere?
E perchè soprattutto?
Possibile che si sia dovuto andare in Romania a prendere un Presidente di Confindustria per salvare il Genoa Cfc 1893, a raccattare il prezzo di un Dragusin e di mezzo Gudmunsson , ad acciuffare per i capelli il Grifone?
Ma la considerazione più importante aldilà del futuro tutto da scoprire, è che finalmente tutti i Genoani hanno con ieri compreso che il fallimento della società, è una evenienza che si deve prendere realmente in considerazione, non domani, non dopo domani ma in un futuro prossimo.
Come la ineluttabilità della morte.
I sogni di gloria del resto sepolti da lustri, non sono nemmeno più riposti nei meandri nascosti delle memorie.
La nuda e cruda realtà che quello scenario sia fattibile quanto vicino, la consapevolezza che il genoano abbia messo in conto lo scenario, e che è pronto e maturo a questa evenienza solo rimandata e dilatata nel tempo.
Ed è già un successo in tempi di vacche magre.
In compenso però, non cesseranno la processione dei meriti e dei posti in prima fila degli artefici di questo ennesimo salvataggio.
C'è chi da un "livello alto cosi" farà lo gnorri al fine di salvaguardare faccia e poltrona onoraria, oppure potrà persino affermare di aver lavorato al fianco e nell'ombra di chi è stato una volta un suo alleato.
C'è che si pavoneggerà dello scoop frutto di un aeroplano di carta fatto volare ad altezza giusta.
E chi come l'iberico potrà affermare, se mai lo farà, di essere stato il solo promotore, l'unico artefice ad essersi impegnato, da straniero e da stipendiato, per salvare il volo del Grifone prima che si schiantasse al suolo dell'ennesimo volo mal riuscito.
Cosa resta quindi alla viglia di Natale e del nuovo Anno?
Resta la spina dorsale e la passione del popolo rossoblù, ancora una volta preso in giro dagli imprenditori prima e dalle proprietà poi , dai Quaquaraqua di Boccadasse e dagli avvoltoi perennemente sulle loro testa.
Loro forti della loro passione e sorretti dalla tempra e dalla corazza, sono l'unica certezza su cui si può contare e rifondare.
La parola ora come sempre passa al campo, perché ci sarà da conquistare una salvezza tutt'altro che semplice e che un rumeno non potrà garantire.
Gli stipendi solo salvi anche quello del Capocantiere, ci saranno nuovi film maker targati Bucarest, un nuovo mister il prossimo anno, e chissà che non possa essere proprio un rumeno, con nuovi giocatori da scoprire o da rilanciare, in una nuova sinergia Genoana Rumena tutta da capire e scoprire.
L'Operazione Romania aldilà del salvataggio, senza ricorrere al Teatro dell'Assurdo di Ionesco, o rifugiarsi nel "In Viaggio su una gamba sola" della Muller, sembra a primo acchito un'azione di maquillage, uno spot pubblicitario ad uso e costume per la terra di Dracula.
"La Romania ha dimostrato di poter comprare anche società calcistiche italiane e Socu è il nostro condottiero"
Se non fossero finiti quei tempi, si potrebbe pensare che lo possa dire Niculae con al fianco Elena.
Speriamo solo da qui ad un paio di anni, non ci facciano pure i containers per ospitare sotto il palazzone di Bucarest , qualche genoano reprobo ad accettare la nuova realtà, o semplicemente impazzito.
Ianna🇷🇴