Le prossime due partite contro squadre in lotta per la salvezza ci daranno una risposta sul progetto calcistico di Vieira.
Per il momento ha galleggiato tra conservazione della precedente impostazione difensiva ed equivoci tattici di dubbiosa genesi.
Il problema della fase offensiva e quindi del gol è rimasto un problema.
La filosofia di fondo è preoccupante, perché assomiglia a quella fallimentare di Shevchenko, ben illustrata dalla frase "Aspettiamo il mercato".
Personalmente ritenevo indispensabile chiudere l'esperienza gilardiniana, ma avevo idee diverse circa il profilo del successore. La dirigenza ha scelto un allenatore da obiettivi più ambiziosi della salvezza risicata, anziché un esperto e cinico specialista dei bassifondi. Una scelta pericolosa se consideriamo quanto la salvezza sia sostanziale per la sopravvivenza del club.
Non buttare nella spazzatura tutto il lavoro di Gilardino era saggio, ma la sfida era quella di preservare gli equilibri preesistenti innestando schemi di attacco più consistenti.
Vieira ha deciso di affidarsi alla tanto auspicata difesa a quattro, ma proprio da qui è derivato un caos tattico di difficile se non impossibile soluzione. Infatti, se hai una rosa pensata per la difesa a tre e invece operi la scelta (ideologica) di schierare una difesa a quattro, i problemi sono inevitabili. Soprattutto quelli relativi ad un rinvigorimento dell'attacco.
Badelj non può giocare in un centrocampo a 2, il che esclude automaticamente il 442, il 343, il 4231 e via esemplificando. Cioè, non è che Badelj non possa giocare in un centrocampo a 2, ma i suoi limiti fisici aprono rischiosi buchi nella fase di contenimento che Frendrup da solo non può colmare. Ne consegue che <difesa a quattro + Badelj> diventa un'equazione stravagante.
La soluzione di Vieira è quella di difendere con un terzino non eccelso a destra, nessun terzino a sinistra (una volta confermato che si considera Matturro difensore centrale), tre centrocampisti e un terzetto di attacco che vede Pinamonti al centro, un terzino a fare il Marco Rossi (o il Mesto) a destra e una mezzala da ricamo ad agire alla Adailton a sinistra. Ne consegue che la chiave della transizione offensiva è tutta nei piedoni e nella corsa di un generoso Thorsby, che è biondo e quindi non assomiglia a Kakà.
Sono curioso di capire se, tra Empoli e Lecce, cambierà qualcosa e si vedrà "in nuce" una diversa idea, con l'impiego di Vitinha, che tuttavia in questo schema non può staccarsi molto dalla linea laterale né rinunciare al lavoro di copertura che lo rende poco efficace in avanti.
Va anche tenuto conto che da quella parte sembra inamovibile Martin, che non sa difendere, non ha scatto, non ha progressione, non ha dribbling, non ha grinta, non ha tiro da fuori e pertanto si dice che sia "un giocatore completo". Mistero della fede.
È innegabile che forse sarebbe più facile trovare una soluzione assecondando le caratteristiche della rosa. Una difesa a tre, un centrocampo a 5 (dove Zanoli, per dire, farebbe più o meno le stesse cose che fa come finto attaccante) e due punte vere: Pinamonti con Vitinha che gli gira intorno e va a cercare la posizione di volta in volta più conveniente.
Senza fare improbabili paragoni, potrebbe essere una tre propositiva sulla falsariga di quella dell'Inter, con Vasquez costantemente sulla linea di centrocampo, alla Bastoni, due esterni pronti ad aggredire la profondità ma anche bravi a fare melina sulla trequarti, e due punte vere.
Un modo per preservare certi aspetti del lavoro di Gilardino rafforzando la pericolosità dell'attacco senza stravolgere tutto.
Anche con l'ausilio del mercato, giocare con la quattro significa: un terzino sinistro vero, bravo nelle due fasi e fisico; un terzino destro alla Zanoli, per esempio Zanoli stesso; un centrocampista come Thorsby con maggiore qualità di Thorsby; un attaccante esterno di destra con dribbling, cross e tiro da fuori almeno decenti e una dotazione di mezza dozzina di gol su 20 partite; un attaccante vero a sinistra con altrettanta vocazione per il gol, bravo a giostrare sulla linea e bravo negli inserimenti centrali.
Si tratta praticamente di rifare la squadra.
Impresa impossibile per la banda rumena, non solo per i limiti economici, ma anche per l'opportunità di stravolgere tutto e ricominciare daccapo.
Intanto però Vieira non può affrontare Empoli e Lecce attendendo il messia del mercato. Dovrebbe perlomeno fare capire dove intende andare a parare, al di là dell'organizzazione difensiva che era afficace anche prima del suo arrivo.
L'alternativa è stare a guardare sperando che gli avversari si facciano male da soli. Ma questo sono capace di farlo anch'io, gratis.