Milano, 26 marzo 1994
Inter: Zenga, Bergomi, A. Paganin, Jonk, Ferri, Battistini, Orlando, Manicone, Schillaci, Bergkamp, Shalimov (67’ Dell’ Anno). A disposizione: Abate, M. Paganin, Michetti, Marazzina. Allenatore: Marini
Genoa: Tacconi, Torrente, Caricola (46’ Lorenzini), Petrescu, Galante, Signorini, Ruotolo, Bortolazzi, Van’t Schip, Skuhravy, Onorati. A disposizione: Berti, Cavallo, Nappi, Ciocci. Allenatore: Scoglio
Reti: 3’ Schillaci, 18’ Ruotolo, 26’ Skuhravy, 90’ Ruotolo
Arbitro: Cincirioini di Ascoli Piceno
Arrivai a Milano il venerdì sera, ospite del mio amico Andrea detto “Cabbaio” con cui condividevo lunghe estati in riviera, dove aveva la seconda casa. Milanista di ferro.
Il programma prevedeva una serata tranquilla il venerdì e un sabato molto più movimentato con la partita al pomeriggio e la notte al De Sade, mi dicono esista ancora.
Era il Genoa europeo in disarmo che ci avrebbe condotto a Firenze l’anno successivo ma che ancora schierava dei signori giocatori a partire dal Signo, Gennaro, Mario Bortolazzi, Jhonny, Tomas e Onorati.
L’Inter ne usciva dal ciclo dei tedeschi e aveva investito uno messe di soldi per Denis Bergkamp, uno dei più grandi di sempre a fallire nel campionato italiano. Con il compagno dell’Ajax, Wim Jonk, ci avevano purgato l’anno prima in semifinale UEFA. L’Osvaldo della Bovisa aveva già fatto le valigie.
Quando il Genoa del prof trovava una squadra sfilacciata costretta in avanti da obblighi di lignaggio c’era sempre da divertirsi, infatti giocammo una partita da sballo condita dalla migliore prestazione di Gennaro Ruotolo tra le 444 giocate con la maglia a quarti. Due assist di Tomas a prenderle tutte nonostante i granatieri nerazzurri appesi alla maglia, spazzati via come fuscelli, e due gol fantastici di cui il secondo su pallonetto dopo aver ricambiato il gigante con un assist da sogno.
Quel sabato lo scugnizzo era evidentemente uscito da una stireria dove gli devono aver raddrizzato i piedi perché si mosse come una mezzala box to box alla De Bruine, direbbero oggi, con inserimenti letali.
Una delle trasferte più goduriose della mia “carriera” da mettere nella top 3 di sempre dopo Liverpool e Oviedo anche se, da buon genoano, tendo a ricordare, con i lacrimoni, Torino contro il Pizzighettone piuttosto che Firenze con la radiolina in mano a seguire Inter - Empoli con le solite facce… quelle facce che mi accompagnano da decenni in giro per l’Italia ma in alcuni casi le conti e le segni come un tatuaggio dentro la pelle.
In compagnia “straniera”, quel giorno la vidi nel secondo anello arancio in mezzo agli interisti e appena uscito corremmo in piazzale lotto per andare a prendere le tipe da portare a cena prima del De Sade. Sull’autobus ricordo un signore mai visto in vita mia in compagnia del figlio, rigorosamente senza sciarpa, avrà avuto ma mia età attuale. Con un sorriso goduto che solo un genoano poteva avere dopo una partita del genere, quell’espressione da mettere su alla laurea o al matrimonio di un figlio. Non ci salutammo nemmeno, e chi lo conosceva, un leggero abbraccio e una parola nell’orecchio: daggheee ❤️💙
Genoa ti amo