Sulla carta Cagliari-Genoa dovrebbe essere una partita strana.
Si incontrano le due squadre che, più di altre, giocano due partite nella stessa partita. Cioè partono con un'impostazione e la cambiano nell'ultima mezzora.
Il Cagliari comincia basandosi sull'agilità e sulla velocità, attaccando negli spazi, prevalentemente in ripartenza, ma con molta convinzione. Poi vira sulla potenza, immettendo forza d'urto se deve provare a rimontare o a vincere, o cagnacci da guardia se deve difendere il vantaggio.
Il Genoa, come sappiamo, prova a tenere il risultato in bilico e nel finale immette qualità offensiva.
Vista così si potrebbe firmare un accordo per giocare solo l'ultimo quarto d'ora e risparmiare energie. Ma gli isolani non ci starebbero, perché, a differenza del Genoa, anche nella prima parte non sono remissivi e ci provano.
Il problema del Genoa è noto. Scende in campo basandosi sull'equilibrio e sull'inibizione delle armi offensive avversarie, ma è carente nella capacità di ribaltare l'azione velocemente portando nell'area avversaria quei quattro/cinque uomini che servono per fare male. In genere prova a ribaltare l'azione col lancio lungo, che raramente produce effetti dirompenti, anche quando c'è Thorsby, dato che ormai lo sanno tutti e in genere lo fanno marcare da uno grande e grosso. Ci sarebbe l'opzione Blessin, ovverossia lancio lungo e aggressione della seconda palla. Ma perché questa opzione risulti efficace bisognerebbe seguire il lancio alzando la difesa e bisognerebbe anche avere centrocampisti fisicamente dominanti, cosa che non appartiene né a Badelj, né a Frendrup, né a Masini. Figuriamoci Miretti. Inoltre i nostri difensori, se lasciati scoperti, non brillano in velocità. Non abbiamo un Kalulo.
Quindi è probabile che si assisterà alla classica partita da trasferta, basata sul contenimento scientifico delle forze avversarie e sulla saltuaria riaggressione ad opera soprattutto di Zanoli e, se gioca, di Ekhator. Nel finale, mancando Bani, servirà una contraerea capace di contenere i mille cross per le teste dei saltatori cagliaritani e ci vorrà tanta prontezza per accorciare sui tiratori appostati ai limiti dell'area per trasformare in tiri in porta le respinte affannose dei nostri difensori. Potendo contare su due soli colpitori di testa (DW e Vasquez, con l'eventuale aiuto di Ekhator), Leali dovrà arrischiare nelle uscite alte, come e più di quanto si richiede a un portiere.
La speranza è quella di trovare un golletto e affrontare il finale in vantaggio. In subordine, di non farsi schiacciare negli ultimi venti metri, dove basta un rimpallo o un involontario tocco di mano per beccare gol. Oppure di incappare in un arbitro come quello della partita di andata, a meno che si inverta l'inerzia della sfiga e il rigorino se lo inventi a nostro vantaggio.
Comunque sia, si devono vedere in campo 11 uomini veri, coscienti che la salvezza non cade dal cielo e va conquistata partita dopo partita, prendendole e restituendole senza paura. Chi tira indietro la gamba, verrebbe da dire citando chi sappiamo, prenda le sue cose e torni a casa, perché il Genoa non fa per lui.