Arrivo nel parcheggio dipendenti (quello mai più riasfaltato dal 1998 con svariati infortuni di colleghe tacco 8, alcuni gravi). Anche l'asfalto della zona prospiciente l'ingresso porta 1 ha i segni del tempo. Dentro le 2 realtà in conflitto da sempre: lavoratori e passeggeri. Faccio qualche passo e m'imbatto subito in qualche ex dipendente divenuto clochard, stranieri appollaiati dal giorno prima che dormono in mezzo al salone anche a sole splendente, prime avvisaglie di passeggeri frenetici muoversi schizoidi senza un senso logico (esistono i tabelloni informativi). Scendo in spogliatoio, anche questo rimasto tale e quale da 27 anni. Gli armadietti sempre meno utilizzati cominciano a mostrare i segni del tempo. I servizi a muro semi distrutti e con nugoli di insetti e quindi poco utilizzabili per pisciare, doccie risistemate alla bell'e meglio. Mi cambio, è davvero il Primo Maggio, ma qui il 2% c'entra si e no. Provo a prendere un ascensore che mi porti nei saloni ampi dove prendere un caffè nel solito bar prima di cominciare. E qui la dicotomia lavoratore/passeggero si manifesta al top.
Nel bar luogo di pausa per antonomasia il dipendente beve stressato il caffè utilizzando i pochi minuti che riesce a ritagliarsi in probabili 4ore di CHECK-IN continuative. Il passeggero, ignaro che magari il lavoratore vuol godersi un caffè in santa pace, abborda un dipendente per chiedere informazioni. Vi lascio l'epilogo a vostro piacimento. Mi bevo il caffè comprendendo le ragioni dell'uno e quelle dell'altro. Forse una volta c'era più empatia e rispetto.
I saloni pullulano di passeggeri. Divisi in decimi direi: 2/10 italiani, 2/10 europei, 3/10 arabi/magrebini, 1/10 nordamericani, 2/10 asiatici. A spanne. Le abitudini delle singole culture cozzano tra loro, con palesi difficoltà comprensive. I lavoratori (impiegati di terra) vengono 'assaltati' con bagagli e richieste che il new deal lavorativo rende sempre più pressante per proporzione dipendente/passeggero.
Il mio ufficio, che di ufficio ha ben poco se non la staticità del tipo di lavoro, è al lavoro con richieste, tempistiche, problematiche da gestire e risolvere, anche il Primo Maggio. Non è una novità ma qualcosa sta evolvendo nemmeno troppo lentamente. Qualcosa che porta la gente a viaggiare in massa a Natale, a Pasqua, a Capodanno, sempre. Qualcosa che una volta non era incentivato né passa per la testa della gente comune.
Qualcosa sta cambiando ancora, perennemente, e comincio a credere che non sia solo il mio amato KARMA yogico che regola la vita. È qualcosa di subdolo e senziente, di indotto con scientificità certosina. E il lavoratore fa il lavoratore e il passeggero il passeggero.
Questa frenesia, perpetrazione si ripeterà all'infinito.
E noi, uomini di sinistra, cederemo nell'ipotesi più probabile ad una grigliata, un picnic, una gita. E intanto le piazze si svuotano di bandiere rosse e tornano le braccia tese a prendersi le luci della ribalta. Nel bene e nel male. A me la ribalta IMPORTA NA SEGA (cit.).
Hasta la victoria, siempre (dedicato a @Grifondino e non solo).
P.S.: caro Pasquale oggi il mio turno è 11.30-1930
😰