A leggere lo scherno ripetuto, sbattuto in faccia, nei confronti del Genoa, viene da parafrasare Nanni Moretti in “Aprile” (1998) rivolto a D’Alema: “… di' una cosa di genoano! Di' una cosa anche non di genoano, di civiltà! Di’ una cosa, di’ qualcosa, reagisci”.
Non lo so se Ottolini avrà allestito questa gran rosa, se venderemo Frendrup oltre a De Winter, con tutto il cucuzzaro… mi pare stiano facendo cosa saggia pure essendomi ribollito il sangue quando è partito il ragazzino con i tratti nigeriani e l’accento genovese. È naturale… lo capisco.
Conto i giorni alla fine del mercato, sperando non succedano disastri e si faccia un discreto campionato. Mi preoccuperò di finire come il Torino quando avremo definitivamente salvato il culo, nella consapevolezza che dieci campionati di fila in A senza rischiare di retrocedere devo ancora vederli oggi, a 54 anni.
Può darsi si trovi divertente, provocatorio, persino doveroso appellare i nostri “eroi” con vezzeggiativi quali Prestolini, Pippardino, Pippamonti e via discorrendo.
Capisco l’apatia, capisco tutto… probabilmente sono io a travisare. Si dovrebbe ribellarsi allo status quo per mandare definitivamente tutto a bagasce? Lo pensavo quando il Genoa lo stava gestendo (violentandolo) un delinquente che DW lo avrebbe già venduto a maggio, a Marotta, per il 10% di Carboni con contro riscatto e un altro paio di virgulti prestati al Bari in quanto già promessi alla Juve a prezzo di realizzo nel caso venissero buoni… diversamente sul groppone insieme ad altri centocinquanta a libro. Per la gioia dei procuratori e degli operatori di mercato: “Genoa scatenato!”… “spese pazze”.
Toni di punta a 4 milioni netti l’anno ipotecando dieci anni di rospi e il tribunale fallimentare.
Prima di pensarlo di nuovo me lo devono far vedere, di operare a danno del Genoa CFC già moribondo.
Nel frattempo, mi tasto se ci sono… smoccolo, impreco e vado avanti.