Dedicato a chi, volente o nolente, crede alle mistificazioni sostenute da generazioni di minoranze genovesi, acrimoniose verso la città e la sua squadra. Talmente potenti da indurre una quota significativa degli stessi tifosi rossoblu, purtroppo la maggioranza, a sostenere la madre di tutte le falsità: genoani rovina del Genoa.
Come la balla sesquipedale secondo la quale la Sampdoria nasce nel 1946, non è mai stata in C ed è sostenuta dalle nuove generazioni… “cantiamo perché siam giovani…”. I fatti nel seguito riportati prescindono dalle opinioni e costituiscono l’autentica storia della quarta squadra ligure al 22/06/2025 comunque vada la partita di stasera.
I fatti:
Nel 1900 viene fondata la sezione calcio della Società polisportiva “Ginnastica Andrea Doria”.
Nel 1902, dopo un campionato nelle file del Genoa, Francesco Calì, futuro capitano nella prima partita della nazionale italiana di calcio, si trasferì all’ Andrea Doria e diede impulso, con il contributo iniziale di Mr. Spensley, alla sezione calcio tentando di renderla competitiva.
La squadra si pone fin da subito in netta contrapposizione al Genoa, rifiutando di continuare la collaborazione con lo stesso Spensley.
All’epoca, oltre al Genoa (fondato nel 1893), erano nate realtà come il FC Liguria (1898) e la Sampierdarenese (1899), ma i derby con queste squadre avevano un impatto minore rispetto a quelli con il Genoa.
L’Andrea Doria, esprimeva fin dalla nascita una forte impronta nazionalista, legata a una classe dirigente di estrema destra. L’avversione verso il Genoa era marcata, sia per la sua apertura internazionale che per la presenza di molti giocatori stranieri.
Nel 1906 l’Andrea Doria propose una fusione con il Genoa, vedendosi respingere la proposta.
Nel 1908, fece istanza per la radiazione del Genoa, per poi rendersi in seguito promotrice di una battaglia per l’esclusione degli stranieri dal campionato. La FIGC, sensibile alle pressioni politiche, accolse la richiesta: il Genoa e il Milan (squadre con molti giocatori stranieri e le più vincenti dell’epoca con 6 e 3 titoli rispettivamente su 10) si ritirarono per protesta. Nonostante l’assenza delle due principali forze del calcio italiano, l’Andrea Doria non riuscì comunque a vincere il campionato.
L’odio verso il Genoa – perlopiù di matrice politica data la manifesta inferiorità sportiva – arriverà a sfociare in slogan come "Viva l’Italia, abbasso l’Europa”… slogan di smaccata matrice di estrema destra alla vigilia del regime fascista.
Tra il 1908 e il 1927, il Genoa vinse altri tre scudetti, mentre Andrea Doria e Sampierdarenese continuarono a perdere derby a ripetizione e rimanere a secco di trofei. In questo periodo, si conta per i doriani solo una Palla Dapples.
Nel 1927, il regime fascista – desideroso sia di ridurre il numero di squadre che di limitare i disordini tra tifoserie – decise di fondere Andrea Doria e Sampierdarenese nella squadra denominata "La Dominante".
Si tratta della prima edizione dello stesso soggetto oggi denominato “Sampdoria”, spacciata come originale e “giovane” dal ‘46 pur essendo la seconda fusione tra le due stesse squadre.
Vestita di nero, con fascio littorio e grifone (già presente nello stemma doriano), la Dominante vide la costruzione di uno stadio ad hoc: il campo di Via del Piano (già esistente dal 1911). La squadra, nonostante fosse nuova, venne ammessa direttamente in Serie A (ripescaggio nr.1).
Lo stesso regime che ripesca la Sampdoria/Dominante è quello che accoglieva con le revolverate il Genoa CFC a Bologna, scippando uno scudetto tra il plauso degli sgherri del noto gerarca fascista Arpinati a cui fu dedicato lo stadio del Bologna.
Il progetto si rivelò fallimentare: in soli quattro anni La Dominante precipitò dalla Serie A alla Serie C e fu sciolta: “mai stati in C”
L’Andrea Doria non si riprese più: dopo anni in C e un passaggio in D, fallì definitivamente nel 1941: “mai stati in D”.
La Sampierdarenese – divenuta "Liguria" per la fusione con la Corniglianese (e precedentemente anche con FC Liguria e Rivarolese) – riuscì a tornare in Serie B, ma rimase squadra da "ascensore". Il suo miglior risultato fu la finale scudetto del 1922, in un campionato parallelo riservato alle squadre minori.
Nel 1943 la Sampierdarenese retrocedette in B e si trovava in grave crisi economica.
Nel 1945-46, nel primo campionato post-bellico, diviso tra Nord e Sud per motivi logistici, avvenne uno dei ripescaggi più curiosi della storia del calcio italiano:
l’Andrea Doria, fallita da quattro anni, venne reinserita in Serie A con un balzo di oltre quattro categorie, giustificato da presunti torti subiti sotto il regime (ripescaggio nr.2).
La Sampierdarenese fu ripescata in Serie A con un salto di una sola categoria (ripescaggio nr.3).
Quell’anno, la Sampierdarenese chiuse ultima, ma non ci furono retrocessioni (ripescaggio nr.4).
L’Andrea Doria, sostenuta economicamente da ambienti vicini alla Federazione, non disponeva però del titolo sportivo per restare in A.
La Sampierdarenese, invece, sì, ma era economicamente a pezzi.
Grazie al ripescaggio Nr.4, nasce la seconda fusione tra Andrea Doria e Sampierdarenese: Unione Calcio Sampdoria 1946.
Un’imposizione della FGCI di fondere tra le due società diversissime, borghesia genovese nazionalista da un lato, operai sampierdarenesi dall’altro. La fusione creò profonde divisioni politiche e sociali: i tifosi non riuscirono nemmeno a mettersi d’accordo sul nome e sui colori della maglia, con scontri tra le fazioni e derisione verso quella che sarebbe stata poi auto definita "la maglia più bella del mondo" dagli eredi dei detrattori. Altra mussa colossale reiterata e autoreferenziale.
Molti tifosi della Sampierdarenese, contrari alla fusione, rifondarono il club partendo dai dilettanti.
La Sampdoria, invece, poté ripartire dalla Serie A grazie all’eredità sportiva della Sampierdarenese: numero di matricola, titoli e campionati. Senza questo escamotage, sarebbe partita dai dilettanti.
Nel secondo dopoguerra, approfittando del declino del Genoa, la nuova società vinse diversi derby, accumulando vantaggio soprattutto tra gli anni ’50 e ’60. Tuttavia, nel 1966 arrivò la retrocessione. Gli anni ’70 segnarono una crisi profonda.
Tra salvataggi sospetti e il sogno Mantovani:
nel campionato 1973-74, la Sampdoria retrocedette ma fu beneficiata da un incredibile doppia condanna di Verona e Foggia per due casi distinti e poco chiari di presunto illecito sportivo. Ciò le permise di evitare la retrocessione nel 1973-74 e di essere ripescata nel 1974-75 (ripescaggio nr.5).
Nonostante questi "aiuti", la situazione economica rimaneva precaria.
La svolta arrivò con l’imprenditore Paolo Mantovani, che salvò il club e lo portò ai suoi massimi successi: Coppe Italia, Scudetto, Supercoppa Italiana, Coppa delle Coppe e una finale di Coppa dei Campioni. Questi risultati furono resi possibili da capitali di provenienza incerta da parte di un impiegato della Cameli Petroli che fonda con due soci un’azienda, la Pontoil, passata in pochi mesi da 9 milioni a 12 miliardi di utili durante la crisi petrolifera. Subendo successivamente accuse - mai portate a condanna - di evasione fiscale, estero vestizione e persino contrabbando di petrolio.
L’impiegato della Cameli Petroli lavorava come addetto stampa nella gestione Lolli Ghetti ed era famoso per catalogare (schedare) i giornalisti. Attività che tradiva un atteggiamento di spasmodica attenzione alla comunicazione come dimostrò imponendo, di fatto, una narrazione tendenziosa e acrimoniosa nei confronti del Genoa di cui siamo vittima a tutt’oggi.
Altra balla, questa è una mia opinione, quella del Mantovani sulla strada di acquistare il Genoa per virare sulla Samp in ragione della colletta fallita per Meroni...
Tra le balle, certe e colossali, spicca quella della tifoseria festante e pacifica quando in realtà Mantovani fu costretto ad assumere alcuni capi tifosi nel tentativo di controllarli, fino ad arrivare a sedersi personalmente in Gradinata a dimostrazione di quanto si dovette spingere per imporre una tregua e reprimere le pulsioni dei suoi tifosi. Sarà ripagato, ad imperitura memoria, con gli schiaffi a una delle figlie, l’incendio dell’auto del figlio Enrico e con il lancio di gatti morti in Villa. La stampa genovese “falsa e bibina” arrivò a teorizzare l’autocombustione dell’auto piuttosto di esporre oggettivamente i fatti.
I giorni nostri: la crisi continua…
Nel 2002, dopo la morte di Mantovani, la Samp era nuovamente a rischio fallimento. Fu salvata dalla famiglia Garrone (imprenditori petroliferi), con un passaggio di proprietà praticamente senza esborso di denaro, seppur formalmente legale. In pratica Riccardo Garrone, nel tentativo di attestarsi il merito del salvataggio senza investire un euro, si rese conto dell’inconsistenza di certo Antonino Pane e fu costretto a gestire in prima persona a salvaguardia della sua immagine e contro il parere della famiglia.
Recentemente l’ex amministratore delegato della Sampdoria di Garrone - Beppe Marotta - ha dichiarato di aver interceduto con il Presidente del Venezia, Maurizio Zamparini, per dirottare il suo interesse per Il Genoa verso il Palermo. La situazione di stallo conseguente comportò un rischio concreto per la sopravvivenza del Genoa CFC, acquistato sull’orlo del fallimento presso il Tribunale di Treviso da Enrico Preziosi. Il soggetto in questione era stato più volte sollecitato ad acquistare la Sampdoria, al punto da dedicargli il famoso striscione “con te torneremo Preziosi - Benvenuto Presidente” esposto al Ferraris a rappresentare una delle più enormi brutte figure mai fatte da una tifoseria nella storia.
Nel 2006, durante Calciopoli, la Sampdoria fu una delle poche squadre intercettate a non ricevere penalizzazioni. In seguito, altri episodi controversi come il caso Guberti e la famosa frase "a Bari tutto a posto", legata a presunte combine, non portarono a sanzioni.
Nel 2014, la Sampdoria venne ceduta ancora una volta senza passaggi reali di denaro a Massimo Ferrero, grazie a fondi messi a disposizione dalla proprietà uscente. Anche in questo caso, la legalità formale fu rispettata, ma restano perplessità sulle modalità: la Sampdoria di Ferrero, successivamente, fu coinvolta in varie indagini, tra cui il caso plusvalenze, risultando il club con il maggiore uso di tali operazioni per ottenere l’iscrizione al campionato. Nessuna pena fu comunque inflitta.
Nel 2022, a seguito dei guai giudiziari di Ferrero, la Sampdoria rischiò nuovamente il fallimento. Fu salvata ancora una volta, con l'ennesima operazione "senza denaro" resa possibile da una nuova legge fallimentare (composizione negoziata) usufruita per la ristrutturazione completa del debito a differenza del Genoa CFC che ha transato unicamente il debito erariale, e da promesse sportive fatte all'Agenzia delle Entrate e al tribunale, poi disattese.
Conclusione:
dal 1900, la loro storia è stata segnata da una continua ostilità verso il Genoa e da una serie di interventi esterni – spesso controversi – per evitarne la scomparsa. È opinione comune, sensata e supportata da ragionamenti analitici persino sostenuti da esponenti doriani oltre che da confronti con altre realtà, che la loro stessa esistenza ha depresso le potenzialità calcistiche di una città intera che avrebbe potuto ottenere ben altri risultati con un’unica squadra.
La narrazione sostenuta per decenni racconta di una tifoseria giovane e felice contrapposta ai vecchi, beceri e rancorosi genoani, mentre la realtà storica parla invece di odio fondativo, invidia e trame per distruggere il Genoa CFC.
Ripescaggi, potere in federazione e supporto reale in città, mistificata come asservita al Genoa che ha effettivamente annoverato Sindaci di fede rossoblu ma mai il potere economico cittadino, ammesso sia mai esistito qualcuno di Genova disposto ad investire nel calcio.
La stampa, tacciata di partigianeria in favore del Genoa, ha sostenuto per decenni falsi storici a loro esclusivo vantaggio. Di contro i teoremi falsi e tendenziosi, quali la presunta responsabilità dei tifosi genoani per l’altrettanto presunta mediocrità del Genoa, quando il confronto andrebbe fatto prendendo l’intera storia delle squadre cittadine. Storia rivendicata solo a partire dalla seconda fusione tra due realtà (perché non la prima? perché negare l’Andrea Doria stampato nella maglia e nel nome?) oppure interamente ma non per i titoli sportivi!
Il decennio di successi dell’epoca Mantovani si innesta in questa vicenda, lunga 125 anni dove sono stati in C e pure in D… ripescati cinque volte in attesa di stasera…
L’avversione nei confronti del Genoa risale ai primi del ‘900 ed è parte integrante della loro storia mentre viene falsamente sostenuta la tesi dei genoani “cattivi” e mossi dall’odio.
Uno dei loro gruppi storici (i gruppi della Sud e si dividono da decenni fino a pestarsi continuamente in gradinata tra loro come vuole la tradizione qui riassunta) porta nel nome “uniti legneremo i tifosi rossoblu a sangue”: uniti lo sono stati per dieci anni quando Mantovani li assumeva a Bogliasco.
Conoscere nel dettaglio questi eventi è importante, soprattutto se il nemico ha costruito la propria sopravvivenza su compromessi politici, salvataggi sospetti e rivalità alimentate per oltre un secolo e mistificate, ribaltando la realtà, trasformando i buoni in cattivi e viceversa.
A prescindere se stasera si concretizzerà o meno il SESTO ripescaggio della loro storia, i fatti riportati non sono opinabili o ragionevolmente passibili di smentita, se non reiterando bugie colossali, credute inopinatamente per ignoranza da tanti, troppi, genoani.