Assolviamoci
La lista è lunga.
L'elenco è interminabile come quello del telefono .
La lunghezza è simile alle strisce continue sulle strade, inframezzate e interrotte solo dalle zone di sorpasso consentito , equiparabili alle assoluzioni oppure alle attese degli interrogatori, di garanzia o meno.
Ormai a destra e a sinistra, europarlamentari o deputati semplici da stipendi milionari e benefit di assoluto rispetto, hanno un comun denominatore, che non si riflette in un codice etico o nella vecchia cara e dimenticata Questione Morale di Berlingueriana memoria, ma nell'imperativo categorico, nel nuovo emendamento che si auto impongono e che rivolgono all'unisono ai loro cittadini.
"Non ci dimettiamo più"
I politici nostrani sono come gli allenatori di calcio:
Più le cose vanno male per le squadre che allenano, meno rassegnano le dimissioni.
Come per gli onorevoli che aspettano le inchieste giudiziarie, i Mister del Bel Paese attendono partite più abbordabili, per rilanciarsi oppure per essere esonerati.
Di rassegnare le dimissioni per entrambe le "nobili categorie" non se ne parla nemmeno.
"E' controproducente" per le squadre e per la comunità affermano , come se firmassero un comunicato congiunto.
Cominciamo dagli ultimi casi in ordine di tempo.
Prendi il Sindaco della Città da Bere.
Inchieste a destra e a manca, assessori che si dimettono, chi non parla, architetti social più degli adolescenti che hanno fatto le loro fortune con i progetti "casualmente" a loro assegnati, città che al centro sembrano Americane e che appena fuori, sono peggio di una banlieue parigina, con affitti che costringono a rifiutare gli incarichi, come gli studenti universitari a dormire in strada o pagare affitti insostenibili.
E lui al centro della scena , ben seduto sulla poltrona da lustri, appoggiato dal primo partito del governo cittadino va a Palazzo Marino , non solo non si mette in discussione o leggermente defilato, ma puntella la sua sedia salda al pavimento e dichiara nel nome di Di Pietro che ha "le Mani Pulite".
Un po ' più a sud verso l'Adriatico , il sindaco anche europarlamentare in carica, dopo aver ricevuto l'ennesimo verde da Elly, il giallo da Giuseppi, si è presentato in gommone come un naufrago su una delle spiagge della sua regione.
Due giorni prima , aveva lasciato ai posteri una dichiarazione che passerà alla storia , tra due ali di folla come se fosse un cantante prossimo a salire sul palco, o come un calciatore famoso appena uscito dai ormai mitici Medical Center di tutta Italia.:
"Adesso torno a quello che ho sempre fatto: fare campagna elettorale tra la gente e per la gente"
Un Messia ben pagato.
Di dimettersi, mettersi in stand by, in malattia, in attesa di giudizio, chiuso in casa con auto arresti politici domiciliari, non ci si pensa proprio.
Stessa cosa, se non più eclatante per un altro politico del sud ,calabrese.
Al fine di conservare la poltrona se pur indagato, non solo non si dimette, ma si ricandida per le prossime elezioni.
Come dire:
"Voi più mi indagate ed io più mi ripresento".
La logica della poltrona è meglio del welfare.
Insomma, un poltronista di rango.
In tutto questo i leader dei partiti, quelli che rispondono alle Segreterie dei loro partiti, non solo non si dissociano , non solo non prendono tempo, non usano più la frase "Siamo in attesa degli sviluppi della Magistratura", ma rilanciano e confermano i loro candidati, contro le inchieste e i sospetti.
Con una sola eccezione, una variabile che vale per tutti uniti nello stesso idioma , in un unico punto di incontro:
Se ad essere inquisiti o indagati è uno dello schieramento avverso e opposto, chiedono le dimissioni immediate.
Vedi il sindaco del "contributo di ingresso" e l'ex di Rete 4.
Se invece riguarda uno dei loro, non solo non ne prendono le distanze , non lo sospendono in attesa di sviluppi, ma lo confermano, lo rilanciano e gli mostrano fiducia e stabilità contro "il protagonismo delle Procure."
In tempi di magra in cui la disaffezione e l'indifferenza la fanno da padrone, in cui l'indignazione dura il tempo di uno sbadiglio, c'è solo da scegliere se essere dalla parte dell'allenatore o del politico non della stessa squadra, ma nello stesso filo conduttore.
Entrambe le parti in causa, non si dimettono, restando ben piantati sulle loro panchine e poltrone , tutti insieme appassionatamente nel loro interesse e non in quello della comunità e della loro squadra.
In fondo non conta la squadra o il partito ,ma restare in sella.
E attendere lo stipendio del bonifico ovviamente.
A quello non si rinuncia mai.

Ianna