Buon compleanno, Grifone. Ora concentriamoci sulla squadra e pretendiamo chiarezza.
Un 132esimo compleanno in apparenza tranquillo, sostenuto dai tifosi, in Serie A, dove stiamo vivendo la convalescenza dopo il tentativo di assassinio perpetrato.
Il vigore del nostro popolo conforta sempre, come la Serie A e l’agonia delle rumente. I segnali dalle giovanili, le prime infrastrutture di proprietà e il progetto Women sono ottimi segnali: grazie.
Ma le minacce non sono sparite. La speculazione, magari meno clamorosa rispetto al passato recente, rischia di insinuarsi in modo più subdolo. Il rallentamento del risanamento, mascherato da politiche di austerity senza soluzione di continuità, può celare rendite di posizione personali. Complice una Serie A nel complesso mediocre, che consente la sopravvivenza senza grandi sforzi né investimenti, per vivacchiare nell’anonimato e continuare a estrarre valore dal Genoa.
Emulare il Torino di Cairo non è un target: è una minaccia. E non siamo ancora lì. Lo capiamo, per carità: siamo consapevoli del deserto da attraversare.
I virus che uccidono sì estinguono. Quelli che imparano a sopravvivere si adattano: non abbattono l’organismo, lo debilitano giorno dopo giorno, svuotandolo di energie fino all’agonia.
Quindi – cara Società – bene il risanamento come presupposto per crescere, ma non dimentichiamo che sono stati necessari 190 milioni per intraprendere una via di guarigione ancora incompleta. I sacrifici in corso, le risorse drenate dalla squadra per l’autosostentamento, devono essere una fase transitoria. Il rilancio del club passa dagli investimenti per scalare la classifica e avvicinarsi alle posizioni che contano. Col tempo, certo, ma con determinazione e attraverso impegni espliciti verso la piazza.
La direzione è stata indicata, ma non è stato spiegato come si intende percorrerla.
Leggo di assemblee pubbliche. Il problema è nella forma stessa di interlocuzione: il rischio di scadere nella retorica e nel comizio è altissimo. Sono strumenti adatti a momenti celebrativi, non a fasi che richiedono chiarezza e dettagli. Blázquez e Sucu vanno “stimolati” a esplicitare il piano, nero su bianco, con precisione.
Non mi accontento di dichiarazioni di intenti. Trovo inaccettabile il messaggio “i tifosi non comprenderanno alcune cose che faremo (ma devono stare tranquilli, ndr)”. I genoani non saranno mai “tranquilli”: sono tifosi, sono coinvolti, sono mossi da passione e hanno il diritto di sapere. Non si tratta di interferire con scelte gestionali – nessuno lo pretende – né di porre tagliole temporali inderogabili.
Ma il club non deve più limitarsi a enunciare obiettivi vaghi. Serve un piano quinquennale chiaro, articolato per tappe, con indicatori di rendimento. Solo così l’entusiasmo diventa partecipazione attiva, e le promesse si trasformano in impegni.
Un contratto con i tifosi deve includere:
• Obiettivi sportivi: piazzamenti minimi in campionato, partecipazione alle coppe europee, valorizzazione del settore giovanile
• Piano finanziario e infrastrutturale: investimenti in stadio e centri di allenamento, sostenibilità economica, ottenimento della licenza UEFA (serva o non serva… è una questione di principio!).
• Metriche di trasparenza: report semestrali accessibili, parametri comprensibili prestabiliti e credibili per verificare lo stato di salute del Club
Il centro sportivo e lo stadio di proprietà non sono optional. Se vogliamo emanciparci dal cancro della concorrenza cittadina – rimando al “Grande Imbroglio” che l’admin ha lasciato all’oblio 😂 dove riassumevo una storia miserrima in ottica anti Geno(v)a – questi due progetti vanno pianificati. Senza spianare i monti: ci sono zone industriali dismesse e una fame assoluta di investimenti a Genova e appena fuori per i campi di allenamento. Le riviere sono molto apprezzate dai calciatori per vivere. Il centro sportivo si costruisca fuori. Ma è imprescindibile.
Scrivendo queste righe, mi viene da ridere: “Ti sei fumato il cervello? Gli asini volano?”. Poi mi do un pizzicotto e ricordo a me stesso che un piano del genere deve esistere. Se non esistesse, o peggio fosse diverso da quanto più volte dichiarato in termini di stabilizzazione e crescita, se non comprendesse step trasformativi o di lungo periodo, allora scopriremmo che i detrattori hanno ragione. Per l’ennesima volta ci sarei cascato.
Dimostrateci di meritare la nostra fiducia. Non confondete abbonamenti ed entusiasmo con cambiali in bianco: sarebbe un errore grossolano. Se il calcio e le sue sorprese dovessero diventare ostacoli, il piano dovrà essere il vostro alleato, non il vostro alibi. È una polizza assicurativa, non un manifesto.
Provateci. Proviamoci.
Auguri amore eterno.
PS: dedicato a quei grandissimi menabelini della chat ❤️