Massi Credo che tutti siamo d’accordo sul fatto che, nonostante la situazione contingente, oggi il Genoa valga ben di più di quando lo hanno preso i 777. E se lo hanno preso loro che non sono dei benefattori, nelle condizioni in cui era allora, evidentemente aveva una sua appetibilità economica. Dovrebbe quindi essere ancora più appetibile oggi, nonostante i debiti.
Ciao Massi. Dal punto di vista tecnico l’operazione dei 777 ebbe un movente speculativo di natura finanziaria più che industriale. Nessun imprenditore con queste caratteristiche si sarebbe avvicinato ad una società in quella situazione, ed il fatto sia stata perfezionata senza passare preliminarmente per una procedura fallimentare fu un mezzo miracolo.
Va anche detto, per la precisione, che lo stralcio del debito erariale (attraverso la negoziazione assistita che è pur sempre una procedura concorsuale nata dalla riforma del diritto fallimentare) fu certamente pianificato in anticipo, rischiando altrettanto moltissimo senza averne garanzia.
Il combinato disposto tra il debito corrente di allora e la struttura patrimoniale (numero di calciatori a libro e loro valore intrinseco) avrebbe fatto scappare chiunque altro se non un fondo con forti connotazioni speculative.
Massi Io non credo che siamo tanto malmessi. Paradossalmente, fossimo in mani solide, sarebbe più facile trovare un acquirente perché quelli potenzialmente interessati non starebbero a aspettare che il prezzo scenda in ragione delle vicissitudini dell’azionista principale
I ricavi operativi del Genoa CFC normalizzati rispetto a operazioni straordinarie e vendite compulsive si attestano a circa 70 milioni cioè circa un terzo del debito complessivo e, comunque, ancora inferiore al debito netto (vedremo dove ci attesteremo tra i cento e centoventi milioni per fare una stima).
Pur condividendo al limone il miglioramento impressionante dei conti, di cui disquisiamo da anni, il Genoa CFC rimane un investimento ad alto rischio, anche se sensibilmente inferiore a prima della cura a cui è stato mirabilmente sottoposto. Inoltre prevede ancora ingenti investimenti prima di generare un valore tangibile per il potenziale acquirente.
Tutto sto pippone riepilogativo per dirti che il problema di vendere il Genoa non sta nel valore dell’investimento, secondo me con 70/80 milioni te lo vendono assumendo il debito, ma nel confronto tra le risorse necessarie per completare il risanamento, i rischi correlati (tra cui il primo spararsi un altro anno di purgatorio con gli effetti annessi e connessi) e i ricavi attesi.
Atalanta e Bologna (vedremo come andrà quest’ultima) sono il target pur essendo bacini più piccoli ma non affetti da concorrenza locale. Ci sono voluti anni e combinazioni astrali ma sono riusciti a generare valore con squadre della nostra taglia senza citare la Fiorentina che sarebbe anch’essa nel nostro range, e superabile, se non per il solito motivo. Il rischio è lo stallo del Torino FC che soffre, per il vero, molto più di noi a livello cittadino.
Con queste cifre ci sarebbero centinaia di soggetti potenzialmente interessati ma hai di nuovo ragione quando scrivi di fattore depressivo del prezzo dal momento in cui A-CAP vorrebbe rientrare dei soldi prestati ma si fa mangiare il belino dalle mosche come ad agosto, tanto da indurre anche un francescano ad aspettare il cadavere.
Questi sono a mio avviso gli ostacoli alla vendita rapida, il che mi porta a sperare in un’operazione di Blasquez (con finanziatore esterno) ritenendola l’opzione più credibile per consentire di salvare capra e cavoli nell’interesse di tutti.
Staremo a vedere, da qui a gennaio si fanno i giochi se non vogliamo allungare ulteriormente il brodo e trovarci di nuovo a bruciare decine di milioni a trimestre per essere, daccapo, attraenti solo per varia umanità.
Propongo una colletta per comprare un’altra pagina della Gazzetta e ringraziare il delinquente come dovuto.