mashiro
Sono d'accordo.
È cambiata la società, sono cambiati i bisogni e i problemi, di conseguenza sono mutate anche le battaglie.
I giovani di oggi non possono protestare contro il capitalismo, contro le multinazionali o comunque per battaglie analoghe a quelle di 40 anni fa.
Se si vuole fare i classici boomer da salotto si può dire che è una generazione sfaticata,prostrata al potere,senza spirito critico e ipnotizzata dai sociali media.
Questa è un'opzione, altrimenti bisogna cercare le risposte in altro modo.
Il capitalismo, il "SIM" come lo chiamava qualcuno, è ormai troppo radicato nelle nostre vite, nella nostra quotidianità, per essere visto come un nemico da combattere.
Le nuove generazioni sono cresciute in un ambiente e in una società in cui certi aspetti sono ormai consolidati, dati per scontati, non identificabili come ancora mutabili o in discussione, per cui non esiste ragione per protestare in cerca di cambiamenti in quel senso.
Per altri, che invece sentono la necessità di certi cambiamenti, o comunque non sono conformi con lo stato attuale delle cose, esiste la percezione che qualsiasi cosa si faccia sia invana, perché alcuni poteri, alcune questioni, sono talmente radicate nella società e nel mondo che sono ormai impossibili da scardinare.
Il che non credo sia in discussione, basti vedere quello che dichiarava la presidente del consiglio prima di diventare tale e quello che ha fatto dopo, ha improvvisamente cambiato idea, è camaleontica come dicono i giornali americani, o sa che l'unico modo per rimanere al potere è strizzare l'occhio a quei poteri, a quelle istituzioni, che tanto demonizzava?
In più va aggiunto che quei giovani che, come nel mio caso, sentono la necessità di cambiamenti non hanno alcun partito, alcuna ideologia, alcuna organizzazione pronta ad accogliere il loro senso di frustrazione, la loro voglia di cambiamenti.
Non siamo più negli anni 70, i partiti di destra e di sinistra sono più interscambiabili che mai, qualsiasi partito """antisistema""" finisce per dimostrarsi il contrario una volta entrato in parlamento, tutti i partiti rispondono agli stessi poteri sovranazionali, gli argomenti divisivi ormai sono più ideologici che pratici e concreti.
Quindi, se alla poca necessità, aggiungi anche la disillusione e la rassegnazione l'equazione può dare un solo risultato.
Giudicare i giovani di oggi perché non fanno le stesse battaglie dei giovani di 40 anni fa è un pó come giudicare Russia,Cina o altri paesi simili come inferiori solo perché non sono democrazie liberali come i paesi occidentali.
Senza analizzare le ragioni sociali, economiche e storiche, senza considerare che quei paesi non sono mai state democrazie liberali e probabilmente non lo vogliono essere.
Il rischio che si corre usando i propri parametri come universali è quello di autoisolarsi nelle proprie convinzioni, nella propria autodichiarata superiorità morale, per poi trovarsi isolati ed odiati da tutto il resto del mondo.
Per il resto, anche noi giovani di oggi tra 30 anni ci lamenteremo delle battaglie che faranno i nostri figli, ed i nostri figli di quelle che faranno i nostri nipoti; è tanto sbagliato quanto fisiologico.