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“Una squadra di orgoglio, di rabbie ideali, capacità aggressive, mai vinta, temibile in ogni occasione e soprattutto quando l’avversario è di rango: tutto questo significa “tremendismo”
Il Toro anni 70 e 80 è essenza del calcio perduto di cui rimarrò innamorato in eterno. Ispirazione per qualunque spirito ribelle rispetto al dominio spudorato del potere, prima che dei soldi.
Dal 73 al 79 i gobbi digiunarono per dieci partite consecutive e, nonostante il declino successivo all’epopea del Toro di Pianelli, il 27 marzo 1983 i granata, sotto 0-2, intorno al 75' ribaltarono repentinamente il risultato segnando tre reti in poco più di tre minuti con Dossena, Bonesso e Torrisi.
Un Toro tremendo e sulla carta modestissimo al cospetto della Juve di Trapattoni formata dall’Italia “mundial” rinforzata dal miglior calciatore europeo dell’epoca (Michel Paltini).
Questo spirito, annichilito e umiliato dal calcio di cartapesta dei giorni nostri, fu folgorazione per Aldo Agroppi. Nel mito di Valentino Mazzola, Giorgio Ferrini, Paolino Pulici, Renato Zaccarelli, Ciccio Graziani come chissà per quanti altri che colpevolmente dimentico.
Questo spirito non poteva lasciare indifferente il Genoa, i cui tifosi ancora si esaltano per i secondi tempi all’arrembaggio disperato e applaudono prima di tutto le battaglie impari, senza gradire segagrilli invertebrati.
Dal mio punto di vista il Torino odierno, anonimo per classifica ma soprattutto per carattere e piglio combattivo, è il simbolo del declino del calcio italiano e in generale. Arbitri e moviole prevengono i furti scandalosi del passato ma non consentono la tigna e le roncolate di un tempo. La predominanza fisica e caratteriale delle “provinciali” è svanita nel calcio di oggi, dove gli squadroni scelgono prima il fisico mentre la tecnica diventa requisito accessorio. Quindi ti picchiano… più di spesso ti dominano anche tecnicamente.
A vederla così, nel giorno della morte di Aldo Agroppi, pare nitido il disegno a perpetrare la legge del più forte arrotondando, spuntandole, le armi del più deboli. Mi piace pensare la vedesse esattamente allo stesso modo, ostentando antipatia per le strisciate e gonfiando il petto per il suo orgoglio granata.
Che la terra ti sia lieve… “la storia non è cambiata, Genoa-Toro un cuore solo”