mashiro giocando in Italia è fondamentale avere calciatori che imparano e capiscono velocemente la lingua e che conoscano il campionato italiano
Questo è vero, ed era ancor più vero in passato. Ricordo che il Como faceva seguire molti stranieri appena arrivati da persone che parlavano la loro lingua. Dan Corneliusson, un attaccante degli anni 80, appena arrivato passava due o tre ore al giorno con la moglie svedese di un mio amico, di nome Eva, pagata dal club, che non solo gli insegnava a conversare in italiano, ma ne favoriva l'inserimento attraverso nozioni culturali e storiche basilari (cibo, geografia, eccetera). Ci sono calciatori che giocano in Italia e non hanno nemmeno idea dove situare Venezia o Roma, figuriamoci Terni o Pistoia. Gudmundsson, arrivato a Firenze con ambizioni da uomo-squadrae maglia numero 10, sarebbe molto più facilmente leader se parlasse italiano e non dovesse essere messo a tacere da Mandragora o da Ranieri.
L'italiano è importantissimo per portieri e difensori, che devono agire in frazioni di secondo con comandi secchi. Le sedute tattiche consentono riflessioni più comode con supplementi di informazione per chi non parla italiano, ma tante sottigliezze si perdono. Poi è vero che non tutti gli italiani capiscono l'italiano e Scoglio raccontava che quando spiegava le tattiche diceva a Schillaci di palleggiare, perché tanto lui non capiva una fava.
Il rovescio della medaglia è che molti italiani, soprattutto quelli che provengono da top-club, sono sopravvalutati a livello giovanile e presi in considerazione nelle rappresentative under per motivi politici e commerciali. Accanto a pochi che emergono ad alto livello, le cosiddette "grandi" forniscono molti mezzi giocatori tecnicamente pregevoli che però si perdono quando le componenti agonistiche ed atletiche diventano importanti. Lo sappiamo bene noi. Melegoni a livello giovanile era considerato un crak, al pari di Merkel e di Acquafresca, risultati buoni solo per il palato di Preziosi e della sua cricca. Barella, per dire, era una seconda o terza scelta, che però ha fatto gavetta, con qualche apparizione nel Cagliari dei grandi, serie C a Como e cresciuto un po' alla volta man mano che i suoi atteggiamenti da bambino viziato lasciavano il posto a un'applicazione inesauribile.
Miretti mi sembra uno di quei giocatorini a cui avrebbe fatto bene un po' di serie C e di lavate di testa da parte dei vari cagnacci da spogliatoio, tipo Lucioni. Deve depurarsi dalla propensione a specchiarsi e a non fare cose banali quando servono, a parte il non saper giocare di prima e a volere sempre palla tra i piedi. Il famoso assist a Frendrup per la vittoria sul Parma è venuto solo per l'inserimento prepotente del danese e la sua chiamata perentoria, altrimenti sarebbe ancora lì a cincischiare con la palla tra i piedi.
Non a caso di quella generazione Juve il più solido al momento pare Nicolussi-Caviglia, che non era il più accreditato. Fagioli ha colpi ottimi e a naso sembra superiore a Miretti, ma deve ancora mangiare tanta pastasciutta. Ndour sembra avviato su un sentiero da "fenomeno incompreso" che in genere non porta lontano. Mi tengo i nostri. Sbaglierò, ma Masini, coi suoi limiti, è un giocatore già pronto. Ekhator è solido e sta studiando bene da calciatore. Matturro sta completando con buoni risultati un percorso per trasformarlo in difensore. In tutti e tre vedo ragazzi che, in un clima diverso da quello preziosiano, possono essere utili alla causa del Genoa, per almeno un paio d'anni, anziché essere svenduti subito. Gli altri non li conosco abbastanza bene per sparare giudizi. Lo fa già Lussana.