PERCHE IL GENOA DEVE DIVENTARE UN LABORATORIO POPOLARE
L’ultimo libro che sto leggendo, è “Elogio dell’ignoranza e dell’errore”. Naturalmente la mia è una riflessione, le obiezioni sono centrate… figurarsi per uno come me che ha moltissimi dubbi e zero certezze.
Ci hanno insegnato che sbagliare è fallire, che l’ignoranza è una colpa, “chi non sa, non vale”. Ma come scrive Carofiglio, l’errore è parte inevitabile del pensiero umano, e riconoscerlo è il primo passo per costruire qualcosa di migliore.
L’ignoranza consapevole — quella che sa di non sapere — è la condizione per imparare, cambiare, innovare. Eppure, gli errori più devastanti non nascono dall’ignoranza, ma dalla competenza assoluta: Albert Einstein, che contribuì con la sua equazione alla nascita dell’era atomica, lo disse con lucidità disarmante: “L’uomo ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo costruirebbe una trappola per topi.”
E allora partiamo dal riconoscere che il modello attuale del calcio è un errore. Un errore sistemico, che ha trasformato lo sport in finanza, le squadre in asset, i tifosi in clienti.
Un errore che abbiamo pagato due volte in cinque anni, ma se l’errore è inevitabile, la vera colpa è non imparare nulla. Non serve nostalgia, serve coraggio.
Obiezione uno:
“in Italia manca la legge.” È vero, ma irrilevante. Le nostre norme già prevedono associazioni riconosciute, cooperative, fondazioni. Non serve importare l’e.V., basta costruire uno strumento compatibile: con poteri chiari, quote blindate, statuti vincolanti. Se c’è volontà, la forma si trova.
Obiezione due:
“in Italia manca la cultura.” Come dire che i tifosi — specie quelli genovesi — sono troppo umorali per contare davvero e si fanno rappresentare dalle persone sbagliate.
A Genova esiste dal 2007 la Fondazione Genoa 1893, il cui statuto definisce la tifoseria come “interesse diffuso della comunità”. Non è retorica: è un atto giuridico.
Ma nessuno le ha mai dato gli strumenti per agire, lo stesso Preziosi se l’è “comprata”, evidentemente comprendendo la potenzialità negativa, dal suo punto di vista, per contrastare il progeddo… meglio renderla innocua per poi scatenare Gasperini contro gli ultras sporchi e cattivi (con tutti i loro errori, per carità).
Altro che mancanza di cultura: c’è una precisa volontà di mantenerla inattiva, o meglio, inoffensiva. E nel frattempo, i tifosi organizzano mostre, raccolte fondi, difendono la memoria. Senza potere, ma con coerenza.
Obiezione tre: “Nemmeno in Germania funziona.”
Verissimo, anche lì lì esistono deroghe, furbate e fondi predatori. Ma almeno ci sono anticorpi. I tifosi dell’Hertha Berlino non hanno impedito l’ingresso dei 777, ma oggi hanno ancora uno statuto, un’associazione, una struttura per reagire. In Italia non ci sarebbe nemmeno l’appiglio legale per opporsi. Il modello tedesco ha delle crepe. Il nostro, neanche i muri. E allora? Non serve un miracolo. Serve una struttura: un’associazione aperta, democratica, che detenga il 50% +1 delle quote, elegga rappresentanti nel consiglio del club, imponga vincoli etici, pubblichi bilanci sociali. Una struttura che esista davvero, non solo in una slide di marketing. Non promette scudetti. Promette di non finire nelle mani di chi ti considera una plusvalenza e basta. Il Genoa ha conosciuto l’errore, ha pagato. Ora ha il dovere di costruire qualcosa che duri. Non per romanticismo: per necessità.
Sicuramente sbaglio, però di aspettare il nipote miliardario di Frank Sinatra da Uscio ne avrei anche il belino pieno…
A scanso di equivoci, ringrazio di cuore gli “obiettori” invitandoli però a mettersi nel mood di cosa potremmo fare e non viceversa. Sennò vediamo se il biologo ❤️ fa l’abbonamento, ascoltiamo Cessi e Pinuccio fare ciæti su mandato e andiamocene affangala che tanto è uguale.
Perché il prossimo giro di roulette potrebbe non lasciare più nulla da salvare.