Le armi di distrazione di massa stanno sparando miliardi di tonnellate di panna ed hanno coniato uno slogan suadente: il problema è che non c’è problema.
Lasciando intendere che molto probabilmente resteremo così come siamo al netto dell’esigenza di acquistare il portiere e come le vicende societarie stanno risolvendosi con la probabile, imminente, presentazione di A-CAP a confermare la continuità del progetto.
I trentamila abbonati e i genoani tutti ci sperano e, sotto sotto, anche qui sopra culliamo la speranza di tenere tutti almeno fino a gennaio, con un occhio particolare al Gondone sospeso tra il “processo” (possibile nessun giornalista, al solito, sia in grado di informarci seriamente in merito?). Il tutto nei marosi, sospesi tra le esternazioni di Polifemo, i sogni di Zangrillo che sembra Stemmark tra i paletti e i siti “ben informati” a rilanciare un ipotesi al giorno in base al ciclo mestruale di una delle amanti del procuratore di turno.
Per fortuna su Qdm imperversa masianello che, non capendo la differenza tra prestiti e acquisti, costi e ricavi e avendo cannato da due anni ogni previsione di sventura sul campo (consumatevi i coglioni dagli scongiuri), scommette sulla conclusione della vicenda islandese per rinnovare la profezia manco, tifare Genoa, comportasse sostenere la NATO nella guerra in Ucraina o tifare Berrettini a Wimbledon.
Trovare un equilibrio tra le due visioni, entrambe fuorvianti, senza essere tacciati di avere sostenuto l’una o l’altra non è banale. Ragionevolmente la Società sta puntellando la squadra per salvarsi sopportando il sacrificio di uno tra Gudmunsson e Retegui (o entrambi tra fine agosto e gennaio). Non è affatto banale decifrare quanto l’ipotesi sia figlia di necessità o contingenze esterne.
Dal punto di vista economico (sempre si voglia perdere tempo con i “commercialisti” di merda) l’incremento dei ricavi conseguenti al consolidamento in A e la riduzione dei costi grazie alle progressive scadenze di contratti pesanti, si pensi alle ultime peripezie del merda come lo stipendio di Ekuban oppure alle scorie del O1Y come Coda e Aramu, dovrebbero garantire un preziosissimo equilibrio. Il famoso pareggio operativo tra costi e ricavi più volte richiamato da Blasquez.
Patrimonialmente va ridotto il debito ancora pesante e stimabile in circa centocinquanta milioni netti considerando Dragusin.
Senza una proprietà in carica (cadesse una bagascia in mare) e in ottica del probabilissimo processo di vendita il target dovrebbe essere quello di generare plusvalenze reali per circa 45 milioni: il trenta percento del debito netto considerando invarianti partite di cassa non facilmente comprensibili, almeno a me, capaci di impattare in positivo o negativo questa esigenza.
Da questo punto di vista una decina di milioni si potrebbero tranquillamente ricavare dagli esuberi o da un paio di giovani (come scrive Mashiro anche se lo caghiamo in pochi su questo tema preferendo giustamente poemi, menestrelli e varie amenità).
Ne rimangono 35… poffarbacco! VI ricordano qualcosa?
L’aspettativa più verosimile rimane quindi quella di racimolarli facendo “sognare” il Gondone da qualche altra parte oppure vendere Retegui e un altro giocatore in grado di compensare la differenza tra agosto e gennaio (senza dimenticare che chiuderemo il bilancio a Giugno). Non escludendo naturalmente rinforzi a compensazione con formule che consentano di posticipare l’esborso e l’iscrizione a bilancio in esercizi successivi.
Quanto la squadra possa sostenere tali operazioni in campo non possiamo valutarlo oggi… essendo fondamentale non compromettere tutto sportivamente, rischiando più del dovuto, penserei a due operazioni distinte tra agosto e gennaio (non necessariamente i nomi di cui sopra).
Da un certo punto di vista se dovessimo concludere a gennaio significherebbe che il rafforzamento in corso nell’ottica di realizzare, spacciato immancabilmente dalle infide sirene con lo slogan “il problema è che non c’è problema” avrà funzionato sul campo come auspicato.
Infine non dimentichiamo la “partita” sugli ammortamenti su cui ci giochiamo, di nuovo, moltissimo, questa volta in nutrita compagnia.
Speremmu