4Mazzi
Ciao Massimo, condivido il tuo pensiero.
Aggiungo però che intravedo un senso di giustizia in questo comodo accordo che dal punto di vista formale mette a posto le corna a tutti, WADA in primis. Sgombrato il campo dall’equivoco di fondo, non c’è stato dolo da parte di Jannik e la quantità minima di sostanza dopante non ha comportato vantaggi sulle prestazioni, resta il fatto che per me è corretto che uno sportivo venga chiamato a rispondere per la responsabilità oggettiva del suo team.
Team che, ricordiamolo,ha agito con sconsiderata leggerezza. Stiamo parlando di una persona con competenze specifiche in farmacologia che avrebbe dovuto vigilare sulle sostanze che in modo diretto o indiretto vanno in contatto con il giocatore. Non è plausibile che in quella posizione e con quelle competenze la persona incaricata in tal senso non abbia controllato neppure il bugiardino. Tra l’altro, ricordo per chi non lo sapesse, che medicinali contenenti sostanze dopanti costituiscono un reato anche se non utilizzate ma reperite tra gli effetti personali del team del tennista, per esempio nella borsa o in hotel. Per cui mi spiace per i tre mesi e per i punti che las ai per strada Jannik, che adoro, però è giusto che paghi per essersi affidato a soggetti francamente inqualificabili.