edoardo777 e pensa che, contro quella stessa Francia, anzi con un Dupont in più, nell' ultimo sei nazioni l' Italia perse solo negli ultimi secondi passando da più uno e meno quattro.
Dobbiamo tenere presente molti fattori: in Francia e in Nuova Zelanda ( ma non solo li) il rugby è quello che in Brasile è il calcio: quasi una fede.
Relativamente alla Francia, quando allenavo i ragazzini U10/12, abbiamo partecipato a dei tornei in quel di Saint Laurent du Var e solo toccando di persona ti rendi conto dell' organizzazione, della passione, delle regole ferree, della tradizione consolidata, della cultura, fin dalla culla che hanno e trasmettono.
Hanno una selezione immensa e fin dalla più tenera età, insegnano con intelligenza e tramite gioco (inteso come divertimento) le regole e come stare in campo.
Mi colpì una partita della categoria U8, dove si gioca in sei per squadra e la meta vale un punto, dove vi era già una sorta di mediano di mischia.
In Italia, si gioca a rugby più che a calcio, solo in veneto, Padova, Rovigo e Treviso, poi c' è Parma e una volta L'Aquila e Catania.
Trovare giovani disposti a prendere botte, fare sacrifici in cambio di poche palanche, il rugby è diventato professionistico da relativamente poco, ce ne sono davvero pochi.
È altrettanto vero che quei pochi che emergono, vengono subito acquistati da prestigiosi club stranieri, francesi e inglesi su tutti e imparano moltissimo.
Ora l'Italia si affida ad un tecnico argentino, Quesada e il primo obbiettivo è disputare un 6 Nazioni foriero di qualche soddisfazione, oltre che di risultato, soprattutto di mentalità e prestazione