@Mister_No @layos @4Mazzi Riflettendo su quanto avete scritto non posso che concordare con voi sulla necessità e opportunità di avere giornalisti che, lungi dal compiacere, indaghino, anche a fondo, la realtà, che pongano le giuste domande e che rendano un servizio a chi, come la maggior parte dei tifosi, non ha gli strumenti o il tempo di valutare a fondo le situazioni. Quindi, in effetti, l'indagine di Josimar, nelle sue connessioni con il reale, è sicuramente stato un beneficio per il Genoa ed i genoani, perché ha creato consapevolezza. Non è che una famiglia diventa perfetta se non mando a fanculo mia moglie o non pesto i miei figli in pubblico. Chiaro dunque che non è Josimar ad aver messo il Genoa in una situazione di merda ma sono i 777 ad aver generato il disastro. Probabilmente l'essersene accorti prima ha creato non apocalisse ma le condizioni per arrivare ad una soluzione. Come nelle famiglie è aprire ai problemi che genera soluzioni, i silenzi determinano rottura e crisi.
Non avere a Genova, sponda Genoa (degli altri non mi interessa), persone che siano in grado di esprimere un giornalismo di qualità è dunque un problema, e su questo concordo con voi. Aggiungo anche che non è accettabile che ci siano giornalisti non solo professionalmente ma anche tecnicamente, dal punto di vista delle qualità scrittorie, molto scarsi. A memoria di lettore mi ricordo cose narrativamente un po' più interessanti solo in qualche articolo di Giorgio Cimbrico (ma ero giovane) o del primo Giampiero Timossi. Tocca ingoiarsi spesso sintassi tragiche come quelle di Marmorato o di Legnazzi, o farsi andar bene la penna solida, la prosa compatta come una Dacia, di Gessi Adamoli.
Detto questo, il punto che contesto nel ragionamento di @layos è che, stante l'incompetenza generale sulla quale concordo, i giornalisti genoani rispondano alla domanda di preoccupazione, angoscia ed ottovolantismo dei genoani come se fosse un dato ineluttabile e definitivo e non una condizione alimentata, a sua volta, dal trattare sempre i genoani come se fossero delle banderuole umorali alla mercé degli otto venti. C'è, a mio pare, un meccanismo che coltiva e alimenta la nostra tendenza. Mi piacerebbe, invece, senza spargimento di falso ottimismo o di serenismo brenziniano (peraltro non mi spiego come abbia potuto compiere un gesto tanto autolesionista e cabalisticamente improvvido), che i genoani potessero essere accolti in un cambiamento e in una maturazione che potrebbe avere, come conseguenza, una maggiore serenità.