AleR Poi se si scopre che Berrettini- tanto per citarne uno caro a Ianna - in realtà è solo formalmente residente nel Principato ma ogni due per tre è a Roma o a Milano, cambia tutto
Vedi (ti chiedo scusa in anticipo) questo è proprio il tipico ragionamento da cialtroni che fa lo Stato Italiano e che produce danni in nome della demagogia.
Se Berrettini, formalmente residente a Montecarlo, in realtà vive in Italia e spende in Italia (supponiamo) il milione di euro che guadagna all'estero, gli si deve fare un monumento e mandargli ogni settimana un impiegato di Equitalia a leccargli il culo. Spendere in Italia soldi guadagnati altrove significa immettere valuta nuova nella torta del PIL. Se lui spende in Italia un milione, versa più di colui che, risiedendo in Italia, paga un milione all'anno di imposte. Perché quest'ultimo ha preso soldi dalla torta del contante circolante in Italia e ne ha restituito una parte al fisco, mentre Berrettini immette un milione che prima non c'era, da cui lo Stato italiano prende il 20 e passa per cento di IVA e tutti i soggetti pagati con quel milione, che prima in Italia non esisteva, pagano a loro volta imposte su una ricchezza imprevista. Solo lo Stato italiano è talmente miope e demagogico di non prevedere un "lodo Schumaker" come la Svizzera. Lo chiamo così, ma è pratica comune. Ogni municipio svizzero può concordare con un soggetto di concedere la residenza sulla base di un contratto fiscale conveniente. Quindi il Comune di Montagnola può concordare di concedere la residenza a Schumaker con l'accordo che egli verserà 2 milioni all'anno per i prossimi 10 anni. Va da sé che Schumaker si costruirà o comprerà una casa in quel Comune, come residente comprerà una o più automobili da targare in Svizzera, che utilizzerà artigiani del posto, che farà la maggior parte delle compere dove risiede e che, quindi, in un anno, oltre ai 2 milioni concordati col fisco, spenderà in loco altri 1 o 2 o 3 milioni, a tutto beneficio delle finanze locali.
La miopia italiana di tassare redditi prodotti all'estero (e in quasi tutti i paesi anglosassoni già tassati alla fonte) induce come logica conseguenza di mettere la residenza all'estero e spesso di spendere anche all'estero.
Dico miopia, ma in realtà è una scelta politica immonda.
In Svizzera, tutti denunciano e pagano, grazie a un sistema di assoluta semplicità. Impieghi meno di mezzora a compilare la denuncia dei redditi. Da un lato scrivi la cifra del reddito incassato, dall'altro lato scrivi le cifre delle deduzioni, già precompilate (devi solo specificare, che per esempio la deduzione di 10mila euro/franchi per ogni figlio diventa 30mila euro perché ne hai tre). Fai una semplice sottrazione, ricavi il reddito netto e una tabella allegata ti dice quanto dovrai pagare (dal 20% in giù). Fino a poco fa non erano richiesti giustificativi, per la semplice ragione che la falsa dihciarazione è perseguita penalmente e quindi si suppone che nessuno dichiari il falso, perché sospettarlo equivarrebbe alla calunnia. E nessuno, salvo eccezioni, perlopiù di origine slava, dichiara il falso, per il semplice motivo che quando tu chiami l'ufficio delle imposte per un qualsiasi dubbio (rispondono al telefono e ti aiutano a chiarire i tuoi dubbi, se lo chiedi ti compilano loro la dichiarazione dei redditi) ti risponde uno gioviale che dice: "Sono Tazio Bernasconi , come va signor Rossi? Ho visto che ha ottenuto una promozione e che il suo reddito da lavoro è aumentato del 10%. Complimenti. Mi dispiace che sua moglie abbia chiuso con l'attività dell'aloe, sembrava un buona opportunità, ma ora comunque ha un buono stipendio con il part-time presso l'avvocato Prospero". Vale a dire: gli impiegati dell'Ufficio delle Imposte ti conoscono, per filo e per segno, non sono tuoi nemici, ma partner neutrali, ognuno di loro segue un numero fisso di persone e sa tutto di loro. Cosa cazzo vuoi imbrogliare? Non puoi. E comunque, con questo sistema, paghi un percento basso, come tutti, e sai che nessuno o quasi sfugge. Addirittura c'è chi si inventa di denunciare soldi che non ha in qualche banca americana o panamense, una cifra al di sotto del minimo della tassa di proprietà (1 milione), per esempio 800mila dollari, che se per caso la vecchia zia in punto di morte di regala mezzo milione e ti comperi la Ferrari non devi dimostrare da chi hai avuto i soldi, dici che hai usato quelli depositati a Panama.
Lasciando la Svizzera mi trasferisco in Norvegia o in Danimarca. Paesi che, come la Svizzera, non sono entrati in Europa o nell'Euro principalmente per ragioni fiscali. Parlo della Danimarca, che conosco bene, anche se mi dicono che la Norvegia è suppergiù uguale.
In Danimarca paghi le tasse solo sul residuo non speso. Il principio è semplice. Guadagni 100mila e spendi tutti i 100mila: hai già dato allo Stato un 25% circa di IVA e hai immesso nella catena economica nazionale 100mila euro che finanziano diverse attività. È sufficiente, per lo Stato, per la comunità, per la Regina e per il Re. Guadagni 100mila e ne spnedi solo 80mila? Hai fregato 20mila euro all'economia nazionale e te li sei messi in tasca o li hai investiti altrove, maledetto. Sul residuo non speso paghi tasse che partono dal 50% e arrivano, su 100mila euro di residuo, al 75%. Tutti i cittadini danesi hanno una scatola, vicino alla porta d'ingresso, dove, tornando a casa, depositano tutti gli scontrini e le fatture della giornata, che alla fine dell'anno deducono integralmente, incluse le spese di lusso e le escort. Potrebbe darsi il caso di una famiglia che ipotizza di risparmiare 30mila euro all'anno per comprare una casa. Lo Stato ti consiglia di concordare l'operazione con una banca, ma se tu vuoi fare da solo, ti tassa il risparmio con la clausola che se tu, dopo tre anni, investi nel tuo progetto, ciò che è stato tolto diventa un credito che automaticamente ti ritrovi in banca, senza attese né balle. C'è da dire che lo Stato danese, oltre all'IVA, incassa su quanto tu spendi dazi enormi su tutto ciò che non è prodotto in Danimarca. Quindi se tu comperi una BMW che in Europa costa 25mila euro, in Danimarca la paghi quasi il doppio, ma questo non riguarda la logica su cui poggia l'imposizione fiscale dei cittadini e dei residenti.
In Italia una rivoluzione di questo tipo non è possibile per la congiura di interessi superiori. Sembrerebbe così facile, ma non lo è. Perché? Perché l'Italia è un paese che ha scelto di vivere sul debito e il debito si finanzia con i risparmi. Quindi per lo Stato italiano non è virtuoso chi spende ed alimenta il mercato nazionale, ma chi può permettersi di intascare fette di torta anche tue o mie per investirle a reddito. La più grande mostruosità del fisco italiano è il premio alle proprietà. In tutti i paesi civili esistono due bacini fiscali: quello del reddito e quello della proprietà. In Italia la normale tassa sulla proprietà la chiamano "patrimoniale" e hanno fatto passare la tesi che si tratta del demonio al fine di tutelare i patrimoni secolari sconosciuti al fisco o evasi. Alla fine degli anni 60 frequentavo regolarmente l'isola di Ponza, fuori stagione, ed ero incuriosito dalla dirimpettaia isola di Zanone, 103 ettari di natura selvaggia. Mi dicevano che era impossibile attraccare perché interamente di proprietà privata. Ho più tardi saputo che apparteneva al marchese Camillo Casati, quello dello scandalo a luci rosse. Per curiosità ho poi saputo che, oltre all'isola che utilizzava per i suoi festini, era proprietario di non so quanti palazzi storici romani. Dopo il suicidio, la sua erede, marchesina Anna Maria Casati Stampa di Soncino, al tempo minorenne, ha la pessima idea di scegliere come tutore patrimoniale l'avvocato Previti. La giovane ha ereditato, tra l'altro, villa San Martino, una storica residenza di Arcore circondata ad un parco di inestimabile valore, nonché terreni di centinaia di ettari in Lombardia. La villa ha un valore di circa 1,8 miliardi di lire dell'epoca e, con una truffa orchestrata dal tutore Previti, finisce al palazzinaro Berlusconi, con le altre proprietà annesse e non calcolate in valore, per una cifra di circa 250 milioni, oltre tutto pagati dopo anni di ricorsi legali (?) del compratore. Inutile dire che la quasi totalità dei beni del marchese, isole, ville e palazzi, erano esenti da tasse di proprietà (o patrimoniale, se preferite), al pari dei palazzi secolari della gran parte dell'aristocrazia romana e non solo. Grazie all'insussistenza di una tassa di proprietà, può darsi il caso che io dichiari veridicamente di usufruire di reddito zero, ma nel contempo ho un forziere colmo di lingotti d'oro e di quadri d'autore esentasse. Nella semplicissima dichiarazione d'imposte svizzera, l'ultimo foglio è dedicato alle proprietà: case, opere d'arte, gioielli, automobili, eccetera. Un milione è esente. Da un milione in su si paga l'1 per mille. Cioè, sul milione successivo paghi mille euro. Tutti dichiarano abbastanza fedelmente ciò che posseggono, qualcuno bara denunciando gioielli che non ha per 700mila euro (esenti). Perché? Ma cacchio, perché assicura 700mila euro di gioielli che non ha e in caso di furto incassa. Va da sé che in Svizzera, dove tutti assicurano tutto, il signor Ikea, che lì risiede, denuncia proprietà per un miliardo e passa di euro e paga i 100 milioni relativi. È un'aberrazione? È la famosa patrimoniale contro cui tuonano le destre italiane? No, è una misura fiscale semplice in uso dove non si vogliono fare sconti a proprietari storici che occultano patrimoni inestimabili, non dichiarandoli o mascherandoli attraverso la complicità del Vaticano. Se calcoli quanto è stato nascosto allo Stato da proprietri di patrimoni occulti, prendi il dato dell'evasione e moltiplicalo per 10 e poi per gli anni da almeno il 1950 al 2023. Da capogiro.
Potrei continuare a lungo, ma mi fermo qui, rimarcando che l'anomalia del fisco italiano è figlia di una visione truffaldina e protezionista, difesa dalle destre consapevoli e accreditata da una demagogia di sinistra che guarda al dito del Berrettini residente a Montecarlo e non vede la luna dei privilegi secolari dell'aristocrazia nera e delle mafie.