Torniamo al tema di riferimento.
Finalmente domenica ci toglieremo dalle palle gli Europei.
Ci arrivano le due squadre più fortunate del lotto delle favorite, che si è sfoltito solo grazie agli incroci del tabellone e al fattore arbitrale.
In finale c'è la Spagna, che a 7 minuti dal termine dei supplementari con la Germania era di fatto eliminata se soltanto il VAR avesse concesso un rigore solare. E c'è l'Inghilterra, che a due minuti dalla fine della partita con la Slovacchia era di fatto eliminata se l'allenatore avversario non avesse avuto la pensata di rivoluzionare l'assetto difensivo a partita praticamente finita.
Eppure non si può negare che abbiano i loro meriti.
La Spagna per via di un ricambio tecnico dei giocatori apparentemente inesauribile.
L'Inghilterra grazie a un allenatore che, nella continuità temporale, ha finalmente dotato questa squadra di un assetto tattico ignorato dai leoni (per superbia e arroganza) in quasi 100 anni nel pre e nel dopo guerra regolarmente perdenti, con l'eccezione di un mondiale casalingo rubato.
Come previsto, il generale equilibrio ha prodotto tonnellate di noia.
Le partite di calcio, se non c'è il Genoa in campo, sono sempre più inguardabili.
Durano troppo.
In media si assiste a 60 minuti di menaggio con passaggi orizzontali e, se va bene, a una trentina di minuti diluiti tra i due tempi, in cui si costruisce qualcosa. Per vedere un po' di calcio bisogna che una delle due squadre vada fortunosamente in vantaggio (in genere su calcio da fermo o rigorino) e l'altra si sbatta per rimontare.
Due tempi di 15 minuti effettivi sarebbero l'ideale, prima che le TV, da cui ormai dipende il finanziamento del sistema, si tirino fuori per noia.
Gli arbitraggi, mediamente positivi nella fase a gironi (con un paio di eccezioni) sono diventati molto problematici negli incontri ad eliminazione diretta, VAR o non VAR, le topiche decisive ci sono state esattamente come in passato.
Forse in disaccordo con le scelte della FIFA nel mondiale e in omaggio ai palinsensti televisivi, la UEFA ha dato indicazioni per recuperi ridicoli. È uno dei fattori discrezionali dell'arbitro. Recuperi e cartellini per imporre un residuo potere. Si sono visti recuperi identici per andamenti di partite molto diverse. Brillano i 10 minuti concessi all'Italia per recuperare sulla Croazia e i 2 minuti (2 minuti!) del recupero finale di Olanda-Inghilterra, quando il solo infortunio di un giocatore inglese ha richiesto quasi 3 minuti di cure in campo. Ogni singola sostituzione richiede in media 45 secondi. 4 sostituzioni valgono da sole 3 minuti e, dato che le squadre in campo sono due, la somma è di 6 minuti. Nella fase ad eliminazione, nessun aribitro ha allungato sensibilmente il recupero se durante il prolungamento avvenivano sostizuzioni o infortuni. Le direttive dunque erano chiare.
Meno male che tra un po' arrivano le Olimpiadi, dove i cronometri sono meno discrezionali.