"Ti, ohé, ciculatin, te me rott i ball con 'sti dribbling. Va' a cà, va', che ki semm minga all'uratori".
Immagino che questo sia l'atteggiamento degli allenatori delle giovanili, in Lombardia e nel resto d'Italia, nei confronti di certi ragazzini affidati alle loro cure.
Dipendesse da loro, Nico Williams e Jude Bellingham sarebbero gambe sottratte all'atletica, perché nel calcio professionale non c'è posto per la fantasia.
La rosa dell'Italia approdata agli europei non comprende nessun giocatore di colore, a parte il povero Foloruncolo, approdato all'ultimo istante a far da tappabuchi, con un'avvertenza: Foloruncolo è un calciatore di quantità. generosità e sofferenza.
Nessun calciatore di colore, ma neppure giovani caucasici, asiatici, nordafricani di prima o seconda generazione, nati qui o arrivati qui bambini, calcisticamente educati qui.
Eppure l'Italia ha da anni un tasso d'immigrazione molto elevato e vi risiedono oltre 5 milioni di stranieri. Facendo eccezione per la Francia e il Belgio, i cui cittadini di origine nordafricana e centroafricana costituiscono da anni l'ossatura del movimento calcistico e dell'attività atletico-sportiva in generale, praticamente tutte le altre nazionali europee avevano in rosa ragazzi di varie etnie formati in patria. E parlo di paesi come la Spagna, che hanno un tasso storico di immigrazione inferiore a quello italiano. Perfino l'Austria, un paese dove la caccia all'immigrato ha ormai soppiantato la tradizionale caccia al camoscio nelle preferenze dei valligiani, ha prodotto giovani leve di stranieri calcisticamente valide e in grado di dare un contributo alla loro Nazionale. Nonostante i razzismo dilagante, ripeto.
Allora è lecito porsi qualche domanda sul movimento calcistico giovanile italiano, sugli allenatori e sui preparatori. Non sono poche le voci che hanno testimoniato come la stazza fisica diventi una discriminante e soprattutto come la fantasia, l'irriverenza tattica, il talento vengano sacrificati sull'altare dell'ortodossia. In altri paesi vengono invece incoraggiati e semmai disciplinati in una fase successiva e più matura.
Non vale obiettare che le under 19 e 21italiane ottengono talora buoni risultati, giacché nelle "under" di altri paesi i migliori calciatori non giocano: sono già in forza alle categorie superiori.
Tutto questo spiega perché, dagli anni 90 in poi, non si sia visto un solo campione italiano con le stimmate della "diversità" e dell'unicità: i Baggio, i Bruno Conti e prima ancora i Meroni. Gente che oggi non passerebbe le leve giovanili e che già allora (è il caso di Baggio) facevano fatica a trovare posto fisso in squadra, in nome dell'equilibrio tattico.
Tutto questo spiega perché nessun giocatore italiano sia mai stato acquistato dal Real Madrid, per esempio, e in tempi recenti da un qualsiasi top team europeo, eccezion fatta per pochi portieri e faticatori.
Il ranking europeo è una pietosa menzogna. Oggi l'Italia dispone di un parco-calciatori di bassa qualità. E se qualcuno (Spalletti) impazzisce e pretende di giocarla alla pari con squadre dotate di ben altra qualità, il Re si vede in tutta la sua Nudità. L'Italia attuale non è tra le prime 10 e fatica a stare nelle prime 20 europee, può solo prenderne atto e cercare di limitare i danni con tattiche sparagnine.
Intanto però ritorno alla domanda iniziale. Che fine fanno, nelle scuole calcio, i tanti ragazzi africani e nordafricani, i caucasici e i balcanici, numerosissimi, di cui non si vede l'ombra nel calcio nazionale? Siamo l'unica nazione in cui tutti i ragazzini figli di immigrati siano buoni solo per stirare pizze o raccogliere pomodori? Siamo gli unici sfigati dove nessuno di loro sappia giocare a pallone? Oppure c'è qualcosa che non funziona e che non lascia spazio alla diversità, alla fantasia, all'eterodossia? Oppure non sappiamo offrire a queste generazioni il minimo di attenzione e di incoraggiamento che invece trovano in altri campi, come quello dell'atletica?
È una domanda che dovrebbe sorgere spontanea dall'osservazione dei dati, ma che stranamente non ho letto su nessun giornale e non ho ascoltato in nessuna ammucchiata televisiva.