edoardo777
Ciao Edoardo.
Tu “ignori”, perchè non sei a Genova, ma, da lontano, comprendi molto bene, perchè hai intelligenza ed etica.
Ottima analisi!
Ma il fattore “ambiente Genova”, pur essendo fondamentale,credo sia solo una parte del problema, importante, ma non esaustiva.
L’altro fattore travalica le miserie della città e riguarda il sistema calcio nella sua interezza.
Le proprietà straniere, in qualsiasi forma,sono ineluttabili nel calcio di oggi.
L’imprenditoria italiana da sola non è più in grado di gestire i costi delle società professionistiche, e chi sarebbe in grado, spesso non è interessato.
Percassi, quale esempio di eccezione, non è solo ricco e capace, ma anche coinvolto dal calcio , probabilmente in quanto
ex-calciatore del passato.
Gli stranieri sono pertanto indispensabili per gli investimenti nel settore specifico, ma la pretesa è che rispettino le “regole” di questo sistema italico.
Si devono “normalizzare”!
Della serie:portate i soldi, ma decidiamo noi!
Il “genoano autentico” ,nonchè primario ed anestesista, ha una storia ed una famiglia che lo inseriscono perfettamente nel “sistema Italia”, calcistico e non, e non ti devo certo raccontare chi ha frequentato, di chi è stato amico, chi ha curato,vicino a chi sedeva in tribuna,e che ruolo ricopre oggi suo fratello.
Vogliamo dire, da genoani, che, alla bisogna,il suo “potere”, le sue entrature,possono venir bene, essere utili, al Genoa, così come il ruolo di megafono riguardo la comunicazione?
Diciamolo pure, nello stesso modo in cui un sindaco introdotto nel governo centrale ottiene di più per la città che amministra rispetto ad un altro che ne è estraneo.
Ma non stiamo parlando di capacità imprenditoriali, di organizzazione economica e sportiva di una società, ma di altro.
Personalmente mi piacerebbe vedere, per una volta nella vita, il Genoa diretto con metodi imprenditoriali, perchè ritengo siano gli unici propedeutici alla possibilità di ottenere risultati sportivi, non per caso, quando va bene un campionato, ma con continuità nel tempo.
Ed è anche il motivo per cui il mio giudizio, insieme a quello di altri qua sopra,, su Blasquez non è negativo, ma almeno sospeso.
Gli altri metodi, quelli degli introdotti nel sistema, magari ti permettono di salvarti,qualche volta,quando sei nella merda, in stile Salernitana tre anni fa, o anche noi in stagioni precedenti.
Ti salvi quell’anno, ma mediocre sei e mediocre rimani.
La storia dei tedeschi, non riguarda un giudizio di merito sui due ( cioè cosa hanno fatto bene e cosa meno),nè solo il fatto che fossero stranieri.
Era la loro “cultura” gestionale che risultava non compatibile.
Stiamo nel concreto con un esempio.
Nel quartiere dove risiedo, abitava un portiere che diversi anni fa ha raggiunto la serie A, senza grandi capacità e di conseguenza facendo in seguito una carriera mediocre nel calcio professionistico.
Quando era ragazzo, i genitori pagavano la società in cui giocava affinchè lo tenessero, lo promuovessero e lo facessero diventare un professionista.
Di queste storie l’Italia del calcio ( e purtroppo non solo del calcio) è piena.
Fuori dal contesto nazionale,contano maggiormente talento, capacità e merito.
Per cui Spors viene da una cultura diversa e le sue scelte, giuste o sbagliate che siano, si basano su principi tecnici, che lui prova ad indovinare quando osserva un calciatore ed, eventualmente, ne promuove l’acquisto,in particolare quelli poco conosciuti.
Questo al nostro sistema procuratori, manager, ds vari, pennivendoli pubblicitari e talvolta persino a proprietari simili al cogliatese, non puó andar bene.
Ovvero se ci fossero in giro per l’Italia troppi Spors, che scelgono nel mondo calciatori solo in base alle potenzialità,magari a prezzi contenuti,dove troverebbero spazio i raccomandati e gli sponsorizzati de noiartri, talvolta valutati come campioni, ed il business che ci sta dietro?
La retrocessione è stata usata quale “ragione” per screditarli ed allontanarli.
Non è più necessario ormai rifocalizzare il ruolo che ebbe l’anestesista in quei mesi, fino all’esonero di Blessin.
I risultati di Gilardino furono poi la prova provata delle “ragioni” del club del primario.
Con un piccolo problema irrisolto, ovvero che in serie A andammo soprattutto per alcuni acquisti di Spors, senza i quali saremmo rimasti in B.
Questo proprio non si poteva negare, ma il mantra fu che erano certamente bravi, ma era stato senza dubbio il tecnico , rigorosamente italiano, a liberare le loro potenzialità.
Inoltre, che ruolo ha avuto e deve avere nel sistema calcio il Genoa, così come altre Società che non abbiano sede a Milano, Torino( solo bianconera), Roma?
Squadra di importanza secondaria, società di servizi per sviluppo talenti o per parcheggio calciatori fuori-rosa nelle “capitali” del calcio?
Detta in altra maniera, in questo sistema un Leicester avrebbe potuto ( ovvero gli sarebbe stato consentito) di vincere un campionato?
Le pongo ben cosciente di come queste siano domande retoriche.
Che cosa pensasse o pensi Blasquez di tutto ció, non lo so e non l’ho mai capito.
Credo comunque, in quanto AD,abbia usato la diplomazia per essere accettato a Genova.
Oggi è un’altra storia.
Sono accadute diverse cose, alcune drammatiche in riferimento alla proprietà.
Qualcosa è comunque cambiato certamente fra il primario e l’AD, forse perchè il secondo ha aperto gli occhi e non si è “normalizzato” a sufficienza,forse perchè il primo desidera intervenire ancora sulla scelta di calciatori ed allenatori,o magari perchè vuole tentare di traghettare il Genoa in mani a lui gradite, mentre Blasquez si muove da manager e si è rotto i coglioni di questa presenza ingombrante.
Parte dei genoani è stata indirizzata oggi, cioè in un momento assurdo,a compiere una scelta di parte
( deleteria, anche considerando la necessità di unità per ottenere la salvezza), scelta che si è concretizzata con i due striscioni di sabato, che fanno seguito al torbido retroscena della riunione di qualche settimana fa ed al noto invito sul ponte monumentale di vecchia data.
Qualcuno forse pensa che queste due “anime” non esistano, siano frutto della fantasia malata di qualcuno di noi.
Allora, domando, se così fosse,perchè il primario, sempre pronto ad esprimersi su vari argomenti,anche quelli “clinicamente morti”, non è intervenuto sul fatto, anche solo per un appello all’unità, all’evitare tensioni, per il bene del Genoa?
È il presidente-genoano e proprio questo sarebbe pure il suo ruolo.
Silenzio assordante!
Mi dico: ma guarda un pó se uno come me deve essere contento che la cessione del Genoa la decida il mercato, un’assicurazione o una banca negli Stati Uniti, purchè non ci siano “veri genoani” fra i coglioni!
Hasta la victoria siempre!