mashiro
Sabato scorso avevo scritto che, qualunque fosse stato il risultato della partita di Roma, il giudizio sulla situazione in generale non doveva cambiare.
E adesso ribadisco che la situazione generale è la stessa di prima della partita. Ed è una situazione grave.
Da parte di chi è sceso in campo l'impegno c'è stato. Ma ci sarebbe stato anche se fossero scesi in campo 11 di noi che scriviamo sul Muretto tirati a sorte. Oltre all'impegno, però, bisogna considerare le qualità tecniche. Bando alla disperazione, ma non mi sembra il caso di esaltare la partita del Genoa, al di là del rispetto per la professionalità di chi è sceso in campo.
Rimane la speranza, ovviamente, ma dev'essere la speranza di un cambiamento radicale. Fare coincidere le speranze con l'arrivo del Salvatore della Patria è un delitto vergognosamente apparecchiato dai media. Balotelli è e sarà uno in più, che può dare il suo minimo contributo, ma non può cambiare più di tanto le cose.
Bisogna capire perché nel Genoa non esistono le proiezioni verticali. A Roma una sola, abbastanza casuale, per un buco apertosi nel centrocampo laziale, conclusa da Thorsby con un tiraccio figlio del fiatone. Bisogna capire perché, quando giocano le altre, il campo sembra grande e pieno di spazi per le corse e gli inserimenti. Quando gioca il Genoa il campo sembra piccolo e privo di spazi e si gioca con passaggetti avanti e indietro di tre metri, ingaggiando lotte eroiche corpo a corpo con gli avversari in tutte le zone del campo. Bisogna capire perché si gioca con lentezza da terza età e le iniziative dei singoli in velocità sembrano sconsigliate dal medico (salvo Norton-Cuffy, che, come Boselli, non lo sapeva).
E parlo di cose che saprebbero fare tutti, professionisti e dilettanti.
C'è molto che deve evolvere o cambiare nell'impianto di gioco. Qui sembra che l'idea sia quella di rimettere in sesto i titolari per cosa? Per fare finire 0-0 le partite che adesso si perdono. Arrivare 0-0 ai 10 minuti finali per provare a vincere, se il cielo ci dà una mano. Non è la strada.
Ci si difende bene quando si dimostra alla squadra avversaria di potere colpire e si limitano, di conseguenza, le sue velleità. Se non ci sono cambi di velocità nella transizione da difesa ad attacco non si fa paura a nessuno. Ci si limilita a piantare tende nella sua metà campo per poi tornare indietro dal portiere e ricominciare a ruminare impotenza.
La situazione è grave se non interviene un cambio deciso di atteggiamento.
Inutile spargere ottimismo ignorando le inibizioni del gioco, che si sommano ai problemi societari e alla disastrosa campagna acquisti.
Quando la squadra scende in campo tutto il pregresso deve sparire e deve rimanere chiaro il solo obiettivo della vittoria, anche se si giocasse 8 contro 11.
Gilardino è l'ultimo dei colpevoli, forse è una vittima, ma ciò non toglie che ha a disposizione ormai solo 4 partite per dimostrare di essere il nocchiero che conduce la nave in porto nonostante la tempesta.
Non conta sapere che non è lui il responsabile della tempesta.
Proviamo a battere la Viola e preghiamo che, se si vince, non sia grazie a un gol di Balotelli, altrimenti si dimenticano sudore e chiavi del gioco e ci si affida alla magia nera del Redentore.