MAU69
Caro Maurizio. La storia si ripete, in modalità profondamente difformi perché cambiano i contesti e la società si evolve a ritmi sempre più frenetici. Pertanto certi fenomeni sono ripetitivi in quanto connaturati alla natura delle persone che si riverbera nei comportamenti sociali.
Il senso di smarrimento, le paure, la legittima sfiducia nei confronti delle classi dirigenti sono stati il fondamento dei fascismi negli anni venti del secolo breve. Il trasformismo, la corruzione percepita e una monarchia debole impaurita rispetto all’affermazione della rivoluzione bolscevica diedero la stura alle peripezie di un socialista ripudiato in Italia, catapultato alla conquista del potere.
La sconfitta nella grande guerra, il fallimento della Repubblica di Weimar e le carriole di marchi necessari per comprare due pagnotte funzionarono analogamente in Germania.
Gli effetti del combinato disposto sono scritti sui libri di storia e tatuati sulla pelle di chi ne ha sofferto, milioni di persone e sono stati l’antidoto alle pulsioni antidemocratiche per una cinquantina d’anni. Decenni nei quali, a sua volta ripetendosi, le democrazie hanno manifestato i loro difetti strutturali tradendo la loro predisposizione a chinarsi rispetto alla mediocrità del consenso e consentendo ai gruppi di potere economico ma soprattutto finanziario di imperversare riducendo la classe politica, sempre più debole e screditata, a mera servitù. Il tutto comporta il disprezzo, meritato ma pericoloso, verso classi dirigenti screditate che a sua volta alimenta quello verso le istituzioni democratiche.
Paradossalmente e fortunatamente il ricordo dei fascismi, non completamente sopito visto che sono passate solo poche generazioni, è un antidoto ancora parzialmente in circolo perché senza di questo le democrazie attuali (se così vogliamo ancora definirle in luogo di oligarchie finanziarie mascherate) non sarebbero più in piedi da un pezzo.
In tutto questo le paure aumentano ulteriormente per la rottura dell’equilibrio garantito dalla potenza militare e dallo strapotere economico degli Stati Uniti e dell’Europa rispetto alla crescita di autocrazie storicamente poco rilevanti ma in forte ascesa quali soprattutto la Cina. Inoltre le rivoluzioni tecnologiche trasformano il mondo del lavoro generando ulteriori squilibri, necessità di manodopera straniera e il parossismo delle paure rispetto a un futuro di cui nessuno ha un’idea compiuta data la velocità delle trasformazioni in atto.
Questo combinato disposto rende l’antifascismo, inteso come ribellione alle dittature e all’abuso dei pochi verso i molti, attuale come non mai da ottant’anni a questa parte.
Trump, Meloni, AFD, Le Pen, Orban, Vox, Netanyahu non possono e non devono prevalere rispetto allo spauracchio di Putin e Xi Jinping così come i disgraziati che prestano manodopera a basso costo non possono e non devono essere considerati i nemici da cui difendersi.
Se così dovesse essere, cosa probabile se le oligarchie finanziarie dovessero definitivamente decidere di appoggiarli senza pudori e remissioni, permettendogli di asfaltare i contrappesi democratici affetti e screditati da eccessiva burocrazia, ci troveremo ad affrontare nuovamente il fascismo in una forma diversa ma con gli stessi connotati rispetto al secolo scorso.
W la resistenza, W il 25 Aprile evviva la libertà…