Tashkent Italia
Chi ha detto che da seduti non si possano dire cose serie?
Dove è scritto che solo in piedi, si debbano per forza pronunciare parole importanti?
E soprattutto, non è meglio interpretare il ruolo e il proprio pensiero politico andando all'estero?
Due anni fa si inventò un viaggio a Vaclavske Namesti sulla lapide di Jan Palach, confondendo chi si era dato fuoco contro l'invasione dei carri armati sovietici a Praga, con quegli italiani che avevano dato la vita contro il regime fascista dei suoi simili.
Sempre due anni fa fece alla Nazione intera una rivelazione, che nessuno sapeva:
"L'attentato di via Rasella non è stata una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana, quelli che i partigiani hanno ucciso non erano biechi nazisti delle SS ma una banda musicale di semi pensionati"
Ieri la seconda carica dello stato , con il busto del Duce che era in bella mostra a casa sua, ha onorato le vittime della guerra di Liberazione, da seduto come in osteria, in spregio al rispetto di chi è caduto per l'altrui libertà.
Non ci fosse stata la morte del Papa , la Ducetta aveva già organizzato la sua festa del 25 Aprile da Taskent, per importanti accordi commerciali sulle lì presenti terre rare.
Poi Francesco con la sua morte ha scombussolato i piani di tutti, tanto che in Piazza del Vaticano c'è il tutto esaurito come un concerto rock , non c'è posto nemmeno per le scorte e tra i presenti e non tra gli invitati, ci sarà anche chi Bergoglio non avrebbe mai voluto.
Il 25 Aprile altro non vorrebbero che fosse , se non la festa del revisionismo storico e della riconciliazione nazionale.
Dopo anni di isolazionismo , chi ora è al potere rappresenta una copia riproposta, rivisitata, e mal fatta di ciò che i nostri nonni hanno vissuto e combattuto.
L'intento è chiaro:
Una verniciatina alla facciata , occupare i posti di potere e dimenticare il passato, nel nuovo slogan dei neo podestà "Per la sicurezza degli Italiani".
Una certosina opera di sminuire quei giorni, di non dargli il peso emblematico, di svalutarne il significato e portarlo piano piano, nel dimenticatoio della storia.
Una "festa divisiva" la chiamano, ed è stato il primo passo verso la tentata riappacificazione di coloro che oggi vedono questo giorno ancora come una sconfitta.
Gli italiani di allora per loro erano tutti uguali, e se esisteva una parte giusta e una sbagliata , oggi non esiste più.
Non deve più esistere.
Non una festa della Liberazione, ma della Riconciliazione.
Uno pseudo filosofo ha detto che tra "80 anni nessuno si ricorderà più del 25 aprile".
Ma la Memoria per giunta storica esiste, e l'oblio non sarà mai possibile nemmeno quando "Noi non ci saremo".

Ianna