Cari livorosi,
li ho letti tutti i quasi 300 post,compresi quelli in altri thread oltre “C’è Coda”, come quelli del mio amico anarchico del golfo dei poeti.
Certo l’argomento tabù, liberato per questi giorni di “lutto”, è esploso come un tappo di Champagne o spumante,in un momento di alto erotismo, che libera endorfine sopite o inibite da tempo.
E così ha viaggiato la creativitá artistica dei pensieri, così come la logica ferrea e lucida di altre riflessioni.
Per cui, prima che, dopo il carnevale in corso e le esequie, il tutto venga giustamente chiuso e si torni ad argomenti consueti, mi unisco a chi ha applaudito tutti voi e questa vostra letteratura.
Una sorta di nuova Commedia ,veramente Divina, che si sposta dal descrivere un Inferno, con all’interno protagonisti ben precisi, fino allo spettacolo del Paradiso, dove, momentaneamente, noi siamo andati a dare un’occhiata.
In attesa delle esequie di questa notte, prendo spunto da qualche tema fra i tanti, per aggiungere qualche parola e riflessione.
Un tema emerso è quello storico, cioè sulla loro strana origine e su come siano stati seguiti e sostenuti da una certa parte di Genova.
Interessante la ricostruzione di Edo sugli anni del fascismo e poi sulla “costruzione” ibrida del 1946.
Ho sempre pensato anch’io che l’ostilità nei nostri confronti abbia spesso avuto, in qualche modo, un’origine che si puó definire ideologica, come una guerra al fenomeno che il Genoa ha rappresentato per la città,e non solo, dalle sue origini di fine 800’ a tutto il periodo successivo.
Per spiegare meglio, ricordo un episodio che probabilmente tutti conoscete, che è simbolico del tessuto popolare incarnato a Genova e dei significati profondi che si sono formati intorno alla nascita ed all’evoluzione nel tempo del Genoa.
Intendo il devastante bombardamento navale del 9 febbraio del 1941, con molte vittime e distruzioni.
Nel pomeriggio fu giocata Genoa-Iuve, con Marassi gremito.
Da quest’avvenimento drammatico e significativo si comprende facilmente come il Genoa non fosse allora, e non sia ancora oggi, solo una squadra di calcio.
Tutta quella gente, tramite quella maglia, nonostante un dramma comune di grandi proporzioni,quel giorno andó a cercarsi, ad incontrarsi, a rintracciare un sollievo, un riscatto, in quel caso specifico dall’ingiustizia che rappresenta la guerra.
Questo rappresentano questi colori ed il Grifone e tutto ció è sempre andato al di là dei risultati sportivi della squadra, per quanto anch’essi abbiano comunque forte importanza per ogni genoano.
Una roba così anomala,popolare, così inserita nell’anima più vera di questa città, si è certamente unita anche ad altre storie di Genova, come quella dei portuali, della classe operaia ed anche della piccola e media borghesia genovese.
Soprattutto per la parte che ha visto i genovesi spesso poco malleabili,ribelli e capaci di ribellarsi
( pensiamo alla Liberazione di Genova del 1945, ma non solo), così come visceralmente romantici e nostalgici verso la propria terra ed il proprio mare.
Voi pensate che i neo-retrocessi possano essere,comprendere, sentire queste dimensioni della storia e, diciamo, per capirci, dello spirito, dimensioni che sono impresse nel nostro dna?
Non è colpa loro, ma siamo a distanze siderali, profondamente diversi.
E questa distinzione è anche molto più ampia rispetto a quella presente nelle altre città in cui esistono due squadre importanti.
C’è molta più similitudine fra interisti e milanisti, romanisti e laziali che fra noi ed i sostenitori della dorietta.
Forse qualcosa non di eguale, ma con qualche similitudine, puó essere in quel di Torino.
Ed è proprio questo valore simbolico del Genoa che era ed è tutt’oggi inviso a chi il potere lo gestiva e lo gestisce.
Inviso alle “grandi famiglie imprenditoriali”, infastidite da una “personalità” popolare, a cui,per loro natura, non potevano affezionarsi, così abituati all’arte del cinismo, del comando ed alla mitezza dei loro sottoposti.
Loro sono stati una artificiale e foraggiata costruzione in antitesi ai quei valori simbolici di cui sopra.
Il senso di superiorità e l’arroganza sono solo le ovvie conseguenze di una condizione e convinzione eliataria, come chi nasce ricco e, al contempo,stupido, privo di un percorso umano che dia il senso della realtà e la capacità di comprenderla e viverla nella sua pienezza.
Forse il piano era farci sparire, piano, piano. Il periodo della ipotizzata “fusione” ne fu la testimonianza.
Mettere insieme due antitesi, per distruggerne una, in una costruzione artificiale, senz’anima, buona per quel calcio sterilizzato, che anche oggi piace tanto al sistema.
Spiace, ma non ci siete ancora riusciti e non penso sarà semplice per voi!
L’antitesi si è disciolta nella propria pseudo superiorità ed arroganza e noi siamo ancora quì, vivi e terzo anello, per una passione intensa che, in un mondo di insostenibile leggerezza e precarietà, sa di eterno, e, di conseguenza,per rompervi il cazzo!
Ultimo pensiero, tratto da altri vostri spunti.
Al loro destino siamo ovviamente interessati per capire quanto possiamo liberarci della loro presenza.
Ma naturalmente non dipende da noi.
Diverso invece è quello che, dato lo spazio che si è aperto, potrebbe e dovrebbe fare il Genoa per se stesso, per il proprio futuro.
Uno spazio che è come quella ripartenza in una metà campo scoperta che portó Milito a segnare un famoso terzo gol in un derby di molti anni fa.
La proprietà/dirigenza del Genoa si misurerà, per capacità ed intelligenza imprenditoriale,da diversi fattori, decisioni ed atti, anche nelle prossime settimane.
Ma uno in particolare riguarda questa retrocessione: lo stadio.
L’occasione per fare un salto di qualità è oggi, cioè il prossimo periodo.
La metà campo avversaria è scoperta ed il gol va segnato e si puó farlo, considerata anche la debolezza della politica locale.
Non farlo sarebbe un segno di mediocrità e una colpa evidente di fronte ad un’occasione enorme.
Spero fortemente che non la sprechino.
Ma avremo modo di discuterne più avanti!
Per ora godiamoci la visione di questo meraviglioso paradiso.
Buonissima serata!❤️💙