Grifo4ev3r
Ciao Grifo,
Massimiliano Allegri mi rimane simpatico come un istrice nelle mutande. Però sono molto d’accordo quando dichiara:
“Ci sono giocatori di livello 1, livello 2 e livello 3. Se hai giocatori di livello 2, non puoi pensare di ottenere risultati da livello 1.”
Decifrare il livello dei nostri giocatori – fermo restando che le ipotesi di “1” evaporano mentre facciamo fatica a tenere qualche “2”, giocando per la salvezza – è molto complicato, perché il mestiere del Genoa è quello di costruire calciatori da rivendere. Speriamo a un livello sempre migliore, con qualche eccezione come fanno gli avversari di domenica, ma quello è.
Parlando di Colombo (ma potremmo dire la stessa cosa di Carboni, Grombaek, Venturino, Ekator, ecc.), non si può giudicare un giocatore fuori contesto, né aspettarsi risultati immediati da chi sta crescendo in un sistema che ancora si sta assestando.
Il talento va coltivato, non incasellato.
Nel calcio di oggi, nel mondo della gratificazione istantanea, la fretta è diventata opinione. Se la punta non segna subito, è bocciata. Se non fa la giocata decisiva, è già “non all’altezza”. Ma il calcio non è una gara di giudizi istantanei. È anche un fottutissimo sport di squadra. È costruzione.
Colombo viene criticato perché non incide. Ma ci si dimentica che una squadra non è (solo) un palco per il solista, ma un sistema. E se quel sistema è ancora in crescita, è normale che anche chi gioca davanti debba trovare il suo spazio, il suo tempo, il suo ritmo.
La sfida di Vieira è quella di ricostruire la fase offensiva di una squadra che l’anno scorso ha impiegato un girone abbondante prima di vincere la prima partita in casa… a proposito di memoria collettiva. Sembra lo abbiano dimenticato tutti.
Una squadra sbilanciata all’indietro per caratteristiche dei suoi punti di forza: difensori e centrocampisti centrali con oggettivi limiti in costruzione. Quindicesima per gol segnati (37) è molto vicina alle retrocesse in questa statistica (33 Empoli e 32 Venezia).
Trovo pertanto contraddittorio credere in Vieira, compiacersi dei progressi di squadra, e poi non concedere tempo a chi gioca davanti. Perché aspettare – a metà settembre, dopo tre partite! – l’attaccante significa credere nel progetto. Significa sostenere che il gol è (anche) l’ultimo passaggio di una catena di movimenti, scelte, equilibri. E che spesso, dietro un “non segna”, c’è una squadra che ancora non crea abbastanza, non supporta abbastanza, non è ancora pronta.
Il calcio è collettivo. E giudicare il singolo senza guardare il contesto è come criticare un violinista mentre l’orchestra sta ancora accordando gli strumenti. Prematuro.
PS: nel frattempo noto la sparizione assoluta dei detrattori di “Pippamonti”, divenuto improvvisamente vera e propria icona di QdM. Una congrega di vedove. Dopo tutte le bestemmie per difenderlo… son soddisfazioni 😉