Non è ancora il momento di fare drammi, ma sarebbe utile riflettere sul fatto che il problema non sono i singoli giocatori, ma la visione di fondo. Purtroppo.
Puoi fare un mercato poco ambizioso, limitato a quei tre o quattro giocatori che sostituiscono gli uscenti e proseguire una navigazione di piccolo cabotaggio. Ma se ambisci a scalare la categoria e piazzarti nella parte sinistra della classifica puntando su un gioco propositivo non puoi farlo al risparmio. Non ho mai visto nessuno, nel calcio come nel commercio o nell'industria, scalare posizioni senza investire.
Quindi non si tratta di decidere se i giocatori siano più o meno bravi, ma di capire se l'idea di fare punti attraverso un gioco brillante e articolato sia credibile e non piuttosto utopia. Questa è la scommessa di Vieira.
La partita di ieri può essere archiviata come un incidente di percorso, ma anche no. Si può affermare che la squadra è scesa in campo imbambolata, ma si può anche osservare che è scesa in campo per fare la partita anziché per contenere l'avversario, con difesa alta e ambizioni di possesso palla. Ed ecco perché si beccano due gol dopo meno di mezzora, con la difesa in precedenza agguerrita che fa acqua da tutte le parti. Nemmeno Fabregas ti regala spazi enormi come quelli regalati dal Genoa alla Lazio. Cosa pensvano di fare? Dove credevano di andare?
La speranza è che Vieira abbia voluto provare a tirare la moneta e a vedere se la squadra era in grado di cambiare marcia. Ma purtroppo temo che non sia così. Credo, e temo, che sia proprio il suo progetto di calcio elaborato in fase di mercato (o raccolta differenziata). La folla di trequartisti e il centravanti di manovra possono funzionare in un impianto basato sulla ragnatela di passaggi di prima e imprevedibili imbucate, con due mastini davanti alla difesa e 10 giocatori in grado di trattare la palla a due tocchi. Chi immaginava che si potesse giocare così con difensori centrali dai piedi di pietra incapaci perfino di improvvise sortite in verticale, quelle che consentono a fenomeni spaziali come Baschirotto o Mina o Lukumi di guadagnare 50 metri di campo? Chi confondeva i poveri soldatini Frendrup e Masini con Barella e Fofana e Malinovsky con Modric? Chi si sognava che nella batteria dei trequartisti, da Stanciu a Carboni, si nascondesse un Iniesta in incognito o anche solo un Laurienté capace, una giornata su tre, di fare gioco ma anche di segnare? Chi credeva che Colombo potesse fare le stesse imprevedibili giocate di un Careca?
In un mondo in cui, per almeno 14 squadre di serie A su 20, il gioco del calcio è giocoforza diventato lavoro di calcio, arrivi tu e pretendi, spendendo due spicci, di pasteggiare in campo a caviale e champagne?
Ridimensionare le prospettive e ancorarsi a un impianto tipo quello dello scorso anno non sarebbe difficile, ma come cacchio fai a gestire uno spogliatoio dove almeno 8 giocatori tra nuovi e giovani emergenti si trasformerebbero in esuberi?
Il problema di Vieira è quello di aver voluto fare un passo per salire di livello senza i necessari investimenti e accorgersi adesso che l'ambizione era spropositata e spendendo uguale potevi ottenere risultati anche con i Cutrone, i Belotti e i Mazzitelli dentro un'idea di gioco che assomigliava, più che al gioco, al sacrificio e alla resistenza.
Confidiamo nella sua serafica calma e aspettiamo di vedere cosa succederà dopo Napoli.