Espongo la mia umile opinione, consapevole che il panico—più o meno consapevole—è imperante e sta mischiando pezzi di verità a buzzo per ricavarne un quadro cubista.
Questa settimana (Lazio e Napoli) è stata fondamentale per Vieira. Ha iniziato a dirimere l’equivoco estivo e a far giocare la squadra secondo i suoi punti di forza: centrocampo muscolare, due esterni dinamici capaci di compattare e pungere (Norton ed Ellertson), e una difesa buona se coperta e confrontata alla media delle concorrenti.
I capri espiatori identificati a luglio e colpiti a pallettoni dalla stampa in conto terzi (Leali e Colombo) ci verranno molto più utili della batteria di segagrilli sulla trequarti, che—si spera—potrà servire in condizioni di tranquillità, di là a venire.
Leggere che l’arbitro sarebbe stato “ininfluente” stasera, dal mio punto di vista minoritario e assolutamente fuori moda, dà la misura della poca lucidità con cui si analizza la situazione. Il secondo giallo a Neres non è solo sacrosanto: è facile da vedere e punibile senza grandi discussioni. Il pestone da dietro, senza possibilità di raggiungere la palla, è punito di norma se diamo per scontato che si debba ammonire per trattenute “oneste” con la palla in aria.
Con questa poca lucidità non si guardano le partite: si cercano conferme. E si trasforma un gollonzo come quello di Anguissa in una pecca strutturale della squadra.
Quando abbiamo schierato il Genoa secondo le sue caratteristiche (Como, Bologna, Juve e Napoli), avremmo meritato almeno quattro punti, raccattandone uno per—chiamiamola così—sfortuna. E sfido chiunque a sostenere che ne meritassimo solo uno.
Con Lecce e Lazio abbiamo provato un Genoa che non vedremo più per un bel pezzo, a meno che Vieira—che stimo—non si sia fumato il cervello.
E con questa squadra ce la giochiamo alla grandissima per la salvezza. Soffriremo a segnare, soprattutto in casa, ma ce la giochiamo. E conteremo anche Colombo.
Adesso bestemmiatemi dietro in ostrogoto. Ne riparliamo a tempo debito…