mashiro
Non è questione di essere scarsi. È questione di essere pignoli all'estremo in certe situazioni. Da noi si dice "pissagücc" (piscia aghi). Forse dipende dall'incertezza su cosa fare da parte di chi è al VAR. Lascio correre e poi mi ritrovo su tutti gli schermi? Chiamo l'arbitro, interrompo il gioco e mi sento rimproverare? A cui si aggiunge il fatto che l'arbitro, una volta chiamato, quasi sempre si adegua alla decisione del VAR. Se si tratta di un arbitro autorevole (Orsato, Massa, Mariani) diffida i colleghi dal chiamarlo, salvo omicidi non visti, e loro abbozzano.
L'idea delle immagini che rimbalzano in mezzo mondo terrorizza gli arbitri come un kalashnikov puntato al petto. Ad amplificare il terrore c'è l'aggravante che per contratto devono usare un occhio di riguardo per certe squadre e aiutarle senza poter sbagliare troppo sui rigori, sulle espulsioni e sui gol-non gol non è per niente facile.
Ieri si è vissuto un inedito assoluto: l'identificazione del calcio con la pallavolo. Un varista zuzzurellone ha usato il replay del VAR come lo si usa nel volley per mostrare all'arbitro che su un pallone crossato in area c'è stata una falange del dito sfiorata. Sfiorata impercettibilmente. Il pallone non cambia direzione, né viene rallentato, niente, ma sfiora la falange del dito del difensore prima di perdersi nelle nebbie. E l'arbitro, chiamato a rivedere, invece di mandare a fanculo il VAR, che fa? Fischia rigore. Cosa mai vista, che trasforma il concetto di punibilità in materia da questurini frustrati. Dove c'è danno procurato?
L'arbistro non smentisce mai il VAR e il VAR si caga addosse all'idea che immagini come quelle del dito sfiorato circolino sul web strumentalmente e li mettano in croce. Tanto più se la squadra favorita è il Milan e quella sfavorita è l'Empoli.
In compenso non si vede mai l'arbitro o il guardalinee e men che meno il VAR (quando dall'azione scaturisce un gol) punire le rimesse laterali con le mani, quasi tutte fallose. Per regolamento i piedi di chi esegue la rimessa devono essere fuori dal campo di gioco. La linea bianca che delimita il campo funziona dunque come la pedana del salto in lungo: se una porzione di piede la sorpassa, la rimessa è fallosa. In Genoa-Inter, per fare un esempio tra tanti, quasi tutte le rimesse laterali lunghe di Darmian venivano eseguite con mezzo piede e più dentro il campo, ma l'arbitro non vede, il guardalinee punta lo sguardo sulla ressa in area e il VAR tace e continuerebbe a tacere anche se dalla rimessa scaturisse un gol. Tanto vale cambiare il regolamento.
E già che ci siamo pretenderei uniformità anche sui recuperi. Per restare a questa settimana, se Bologna-Genoa valeva 7 minuti, altre due o tre partite dovevano valere recuperi uguali se non più lunghi. Invece, come sempre, si misura il recupero sulle esigenze delle squadre più protette o, se entrambe derelitte, sulle esigenze della squadra di casa.
Sono rimasto indietro, ma mi chiedo se esiste ancora il limite di 6 secondi con palla tra le mani del portiere. Mai più visto fischiare un calcio a due dagli anni 80, credo.
Insomma, pignoli all'estremo in certi casi, possibilisti quando la tipologia di fallo non è di moda.
Poi, vero, il VAR ha eliminato certe decisioni scandalose, per esempio in Spagna, dove per decenni Real e Barcellona hanno goduto di protezioni incredibili e perfino comiche. Un Ceccarini oggi dovrebbe arbitrare in modo più furbo, ma il modo lo troverebbe certamente, all'occorrenza.
Ma la giustizia applicata sui campi di calcio è poi tanto diversa da come si amministra nella vita di tutti i giorni? La legge è uguale per tutti? Lasciamo perdere.