Massi
Grazie Massi. Di ritorno da Miami ho avuto un po' di tempo e provo a spiegarmi meglio:
Le società di capitali sono una delle fantastiche invenzioni dei Sapiens, “narrate” per separare il destino delle aziende dalla proprietà esattamente come il denaro separa il valore intrinseco della merce sulla base della fiducia che lo stesso venga accettato per comprarne altra da soggetti terzi, evolvendo il baratto.
La differenza tra una società “padronale” gestita da manager ed una detenuta da entità finanziarie non va cercata, a differenza di quanto viene naturale pensare, nelle dinamiche interne alla stessa pur nelle ovvie diversità nei comportamenti tra i dipendenti che riconoscono e toccano il “padrone” rispetto a chi lavora sotto l’esclusivo dominio dei numeri.
Nella situazione attuale del Genoa CFC nulla cambierà dal punto di vista gestionale (le modalità con le quali si opera) a meno che non cambino i parametri che settimanalmente vengono monitorati da Blasquez per seguire il piano di Miami.
Da questo punto di vista vanno lette le parole del CEO, il quale “narra” un sacco di fregnacce sul fatto di non conoscere i problemi in Florida ma passa all’esterno (e ai collaboratori del Genoa CFC) un messaggio unico: gli obiettivi non sono cambiati.
Questo purtroppo non garantisce continuità nel caso i fondi per sostenere il progetto vengano ulteriormente rallentati (già a dicembre il debito è sceso meno rispetto agli effetti dello stralcio con tutta evidenza) o addirittura cesseranno: questo dipende da fattori che possiamo solo pronosticare in quanto legati alla volontà dei creditori o alla credibilità residua dei 777 a poter rientrare autonomamente.
Ha ragione Mashi o chi pronostica la presa in carico da parte di A-CAP ma si tratta pur sempre di previsioni che, come sempre, si basano sullo scommettere su come il futuro ripeta dinamiche determinate in passato. E’ probabile…
Infine rispetto alle richiamate “scatole cinesi”: anche imprenditori privati utilizzano catene di proprietà costruite per schermare le aziende attraverso holding che consolidano diverse entità controllate (spesso in minoranza) o partecipate. Lo fanno per motivi finanziari e fiscali, basti pensare alla Exor “olandese” degli Agnelli.
Nella mia vita ho visto di tutto, ivi comprese fiduciarie che schermano l’identità dei proprietari e sono a loro volta dei puzzle tra incroci vari.
La differenza non va ricercata in quella direzione ma nella natura della proprietà… mi piace scrivere, per rendere l’idea, nell’ intenzione. Perché nel caso dell’imprenditore, soprattutto se “fondatore”, la complessità della catena di controllo non modifica il legame, sentimentale e reputazionale, con l’azienda in questione. L’ente finanziario tenta di recidere quest’aspetto approcciando l’impresa in termini molto più freddi e rispondendo (a se stesso prima che agli altri) dell’affidabilità dei numeri e dei risultati del “progetto” di cui l’impresa diventa un mero strumento.
Tanto è vero che il fine è la vendita non la continuità aziendale. Un fine non troppo diverso da quanto fatto da imprenditori “fisici” su aziende non fondate da loro e acquistate/vendute nel tempo.
Non è quindi il tema tecnico il problema ma la credibilità dei soggetti che stanno dietro da una parte e del progetto imprenditoriale dall’altra.
Sul primo punto siamo messi malissimo mentre sul secondo, da quanto visto finora e giudicando la credibilità della rivalutazione del Genoa CFC, va decisamente meglio: è questa la nostra vera speranza... altro che commercialisti (porco XXX!)
Scignoria