Namaskar61 "Oggi per avere qualche opinione/notizia diversa,un qualche ragionamento articolato, di maggiore profonditá, restano rare persone, spesso neppure giornalisti, ma, ad esempio, professori universitari come Barbero,Montanari o Orsini."
E allora facciamoli dei nomi, senza pregiudiziali, mettendo però il carico da 90.
Facciamo un esempio di queste ore, con la premessa di non buttarla in politica (a me cara come argomento), e indirizzarla verso un ideologia (non perversa),ma che accomuna, credo, la maggioranza degli utenti di Qdm.
Cosa deve contraddistinguere un giornalista, e soprattutto cosa cerca un lettore quando legge?
Il primo dovrebbe comunicare al lettore non le sue opinioni, ma trasmettere i fatti senza addentrarsi nella sua interpretazione che deve essere lasciata a chi lo legge.
Il lettore cosa cerca quando legge una rivista o un articolo?
Ovviamente la notizia e non il commento, la descrizione degli avvenimenti e non la interpretazione sommaria del fatto.
In sostanza tutto è lasciato, giustamente, alla opinione del lettore, che compra, legge e giudica.
Nel caso del personaggio in questione, che spero non venga eletto a eroe nazional popolare locale , la cosiddetta deontologia professionale, è andata a farsi fottere, in nome di un becero campanilismo da quattro soldi, per oscuri motivi forse dettati da manie di protagonismo o acchiappalike.
Un fatto inspiegabile per la professione e volendo anche per la esperienza ottenuta in questi anni, al di là dei suoi particolarissimi gusti e preferenze "societarie"
Tutto questo per ribadire un concetto di cui sono stato involontario protagonista poche settimane fa, leggendo sul un giornale di cui non faccio il nome, il commento di un lettore, il quale si rallegrava e si congratulava con il Direttore, per la "obiettività "della sua testata, che dava spazio unicamente alle notizie non lasciandosi prendere dalla mania di "sensazionalismo e interpretativa".
E allora prendiamo esempio un giornalista, apparentemente non di parte, apparentemente super partes, ma i cui risvolti e le sue scelte editoriali e in questo caso televisive, lasciano tanti dubbi sulla sua reale autenticità ed equidistanza.
A fronte di avvenimenti sanguinosi e tragici di rilevanza mondiale, si possono mandare in onda ogni santo giorno per 135 puntate, speciali su quella guerra e non dedicarne una ad un'altra non meno cruenta e violenta che si svolge nel Medioriente?
Dove inizia l'informazione e dove finisce la strada imposta?
Che credibilità può suscitare questa direzione non bipartisan?
E' di questi momenti l'ennesima trasmissione sulla rielezione del peggior presidente della storia americana, alla presenza guarda caso della Ducetta, unica rappresentante europea manco fosse Nilde Jotti o Rita Levi Montalcini.
Ecco che a mio modesto parere, irrompe non la propaganda, ma la guida pilotata, non la informazione spacciata come tale ma la direzione univoca.
E' come se ad un bivio pur potendo imboccare la strada a sinistra, qualcuno messo lì apposta ti invita ad andare a destra, spiegandoti che da quella parte la carreggiata è più scorrevole e pulita.
Questo ragionamento per tentare di spiegare, come giorni fa una persona mi disse sottovoce, che se l'editore di un giornale, di una tv o di un gruppo , vuol fare sapere la sua opinione in merito, non deve far altro che "sguinzagliare" una penna che il servizio e il messaggio è servito.
Ci sono giornali e giornalisti, Folli, Campi, Ajello, Adornato, Molinari e tanti altri che vestendosi all'Emporio Imparziale, non fanno altro tra le righe e a stretto giro di mail di "adempiere", di mostrarsi , affinchè non più il lettore interpreti e giudichi con la sua testa, ma che venga "imboccato", da presunte false autorevoli firme.
Nel caso di Brenzy Man, al di là della caduta di stile professionale e deontologica in cui è sorprendetemente e miseramente caduto, manco fosse alle prime armi o uno sbarbatello, il messaggio virtuale che ha lanciato, è stato non un autogol, ma un deleterio boomerang che lo ha prima scoperchiato e poi credo affossato.
Fosse stato di qualità il soggetto e super partes l'affermazione. si sarebbe risolto il tutto nel nome della libertà di stampa o nel demandare al sacro lettore, il compito di leggere e poi di giudicare il relativo rendiconto.
Tutto quello che non ha fatto e non ha saputo fare.
Io l'ultimo giornalista Genoano, che amavo leggere e che mi estasiava era Marco Pastonesi, ora finito a scrivere ogni tanto di rugby sul Foglio Sportivo, lo stesso giornale che si rammaricava che un giornalista non fosse morto "sotto le bombe", quelle stesse, le sole che vede Mentana.
Ianna