"Osservata speciale però, l’Italia di Spalletti lo è. E forse meno sfavorita rispetto alla nazionale poi vittoriosa guidata da Roberto Mancini con accanto il fido Gianluca Vialli. Quella che portava Chiellini, Bonucci, Insigne, Immobile, Florenzi, Sirigu, Verratti alla fine di un ciclo. Un ciclo non certo positivo e passato per la brutta figura al Mondiale 2014 e la mancata qualificazione a quello del 2018 con in mezzo l’Europeo del 2016 con Conte, con la sensazione in quella occasione di una nazionale con diversi limiti che era arrivata al massimo delle sue possibilità portando la Germania ai calci di rigore ai quarti di finale. Poi è arrivato Mancini a inaugurare una nuova era, quella in cui si prende atto che l’Italia non è più una potenza del pallone e non può permettersi di aspettare nessuno: dentro i giovani, dentro chi gioca all’estero, se disponibile a combattere per la causa, fuori chi si sente (senza alcuna base) star o imprescindibile. E dunque dentro Bastoni, Locatelli, Castrovilli, Barella, Pessina, Raspadori, Chiesa supportati dai veterani Bonucci e Chiellini su tutti:
Oggi però Bastoni, Barella, Raspadori, Chiesa non sono più giovanotti di belle speranze e per quanto non siano fuoriclasse hanno, oltre al trionfo europeo di tre anni fa, scudetti, coppe e finali di Champions sulle spalle. Cosa vuol dire? Che è una nazionale, quella di Spalletti, che non può essere certo sottoposta allo stress test dell’etichetta di favorita per la vittoria finale, ma neppure da deresponsabilizzare totalmente con il “come va va”.
La guida di Spalletti poi, un tecnico scelto proprio per la sua capacità di plasmare collettivi non solo affiatati (come con Mancini) ma anche armonici dal punto di vista degli automatismi di campo, rende abbastanza chiara quale sarà la caratteristica dell’Italia che scenderà in campo in Germania. Certo la fortuna non ha assistito granché il tecnico toscano, con i default di Acerbi e Scalvini per infortunio, e le condizioni non perfette di Barella e diversi altri giocatori azzurri. Le amichevoli di preparazione non hanno mostrato un’Italia spumeggiante, tuttavia, sebbene fosse lecito aspettarsi gare in sordina dopo i carichi del ritiro, anche per smaltire stagioni ormai da 50-60 partite.
Spunti interessanti sì, tuttavia, che solleticano la curiosità: la curiosità di vedere se Scamacca, meraviglioso in Europa con l’Atalanta ma meno costante in campionato, possa finalmente riempire la vacatio del centravanti che da anni affligge l’azzurro. La curiosità delle qualità dei centrali di nuova generazione, non solo Bastoni che è una certezza, ma soprattutto Calafiori e Buongiorno. La curiosità per schemi e moduli di Spalletti che per provare a dare qualità al centrocampo ha aspettato Fagioli dopo una squalifica, scelta consapevolmente molto rischiosa, così come quella tra difesa a tre o a quattro.
Insomma, difendere la Coppa è un obbligo, ma Euro 2024 più che la rincorsa di un trofeo (che se arriva per carità, buttalo via), pare un banco di prova per ciò che verrà, per partecipare degnamente a un mondiale dove manchiamo, ad oggi, da dieci anni. Se chi c’è oggi potrà esserci tra due anni o se bisognerà guardare ad altri giovanotti, che scalpitano nelle giovanili azzurre."
A leggere questo pseudo articolo, mi tocca dare a ragione a Layos che a volte come oggi, è carta straccia.
e infatti il mio commento non me lo hanno pubblicato.
Da il Fatto Quotidiano di due giorni fa.
Ianna