mashiro se non si spacca Malinovsky finiamo 0-0
Si può sentire di tutto, ma un minimo di razionalità nell'analisi, per rispetto del calcio, sarebbe d'obbligo.
Si spacca Malinovsky ed entra PINAMONTI.
Se non si capisce che questa è la svolta della partita, si va avanti a discutere del niente.
Due anni di lavoro basati su una certa struttura e su una certa organizzazione vengono ribaltati in un istante. Tre punte e centrocampo a due, oltre tutto in una giornata in cui sia Badelj sia Frendrup non brillano.
Tutti i qualunquisti che per due anni l'hanno menata su Gilardino sparagnino vengono improvvisamente accontentati. Le buone prestazioni del Genoa non erano dunque dovute a una precisa organizzazione di squadra e alla solidità dell'impianto difensivo. No, era tutto casuale.
Che cosa abbia indotto Gilardino a presumere di potere osare non si sa e la cosa peggiore di tutte è che nessuno ne parla. Questo è il livello della maggioranza silenziosa dei genoani che invocano il bel gioco, crocifiggono il mister che cava sangue dalle rape e non sanno vedere una partita di calcio. Io temo che a far andare fuori di testa Gilardino sia stata la pressione di questa corrente di dementi che "noi siamo da Champions e il pareggio col Venezia è una sconfitta".
Altro che anno scorso. L'anno scorso, quando il Genoa otteneva risultati perché era conscio dei propri limiti (pur avendo ancora Dragusin, Albert e Retegui), si rompeva Malinovsky ed entrava Strootman, si sputava sangue fino alla fine a magari si vinceva di golletto e in ogni caso si festeggiava il pareggio. Tre punte sullo 0-0 non si era visto né provato neppure nelle amichevoli, per dire. Che senso aveva improvvisare?
Mettiamo il focus su questa scelta avventurata e non cerchiamo scuse di derby o di choc per l'infortunio.
All'improvviso Gilardino ha rinnegato se stesso e ha ragionato come Oronzo Canà e la maggioranza silenziosa dei qualunquisti, immaginando che il calcio sia fatto di scommesse e che basti mettere una punta in più, senza studiare i meccanismi e le coperture, per diventare il Real Madrid.
Spero che la lezione sia servita. Non a lui, che ha dimostrato pragmatismo e concretezza fino alla follia di ieri, ma a tutti quelli che invocano il "bel gioco" come se fosse una merce che si compra al supermercato e non il frutto di una faticosa impostazione e di un duro lavoro.
Il Genoa era una squadra pragmatica, costruita da un allenatore pragmatico, e questo pragmatismo, con l'aggiunta del sacrificio, deve essere il punto fermo in questa congiuntura difficile. Senza equilibrio e organizzazione di squadra, i limiti di qualità diventano determinanti. Ricominciamo a non dare per scontato un pareggio con Venezia e Verona e stiamo in trincea. E soprattutto cerchiamo di leggere le partite e di capire che certe svolte non sono psicologiche, ma tattiche.