Il principale argomento del collegio difensivo di Gilardino è... “assurdo condannarlo dopo una partita”.
Ma io non sono d’accordo, e con quel microbo di responsabilità che ho nel dibattito fra Genoani, faccio notare che la TOTALE assenza di un qualsiasi schema e di una vaga parvenza di identità di gioco, viene da lontano.
Deriva addirittura dalla trionfale promozione in A, e sembra un controsenso, ma in B potevi cavartela con la caratura dei singoli e dalla metratura di una panchina lunga, e purchè si vincesse nessuno faceva caso alla sciagura che Gilardino non stesse modellando il copyright di meccanismi e schemi identificabili, ma solo un “fine che giustifica i mezzi”, non importa come.
Chi prima di lui aveva tentato di applicare una filosofia di gioco è stato spazzato via sì dai risultati, ma anche dalle faide e dalle caste non in ascesa, ma in difesa di se stesse... prima Juric, poi Motta, fino a Blessin.
Ed ecco le partite di precampionato, terribili, dove già non si capiva a cosa fosse servito il ritiro a Moena, ancor più inutile per la precarietà dei soggetti in partenza e di quelli non ancora arrivati.
Ma io sostengo che, se anche ti danno 11 somari, devi trovare il modo di farli trottare, studiando le situazioni, le partite da giocare, inventando soluzioni occasionali sulla scacchiera da cui si parte sullo 0-0, e non dallo 0-2.
Poi la Fiorentina, squadra di livello e ben allenata: giusto perdere, ma non così, senza uno straccio di azione preparata e applicata, senza contromisure per l’inferiorità tecnica, praticamente senza toccare palla né tirare in porta.
In un micidiale e inatteso confronto, accade che squadre probabilmente inferiori al Genoa come qualità, inventino ben altre opportunità, e così il Lecce batta la Lazio (nostro prossimo incazzatissimo avversario), la Salernitana pareggi a Roma dov’è normale perdere (e lo sappiamo bene), il Frosinone le prenda dal Napoli campione ma dopo una prova gagliarda e tirata allo spasimo.
Con la Viola ho visto un trasandato sparring - partner in rossoblu che ha dominato la propria metà campo, e che appena si affacciava dall’altra parte si sentiva smarrito e tornava tra le proprie mura.
Siamo al Deserto dei Tartari: forse ci spariamo addosso, ma poi c’è un nemico che esiste davvero, e abbatte deridendoci la nostra Fortezza Bastiani.
Tutti pensano che i costosi innesti in arrivo risolveranno la situazione, ma senza un input tattico di grande livello, saranno pedine buttate sul prato come si fa con i dadi nel gioco dell’Oca, sperando di andare il più avanti possibile e non ti capiti di tornare al Via.
Credo anche ci sia un blackout fra i 777, i dirigenti e il Mister, nel senso che si compra quel che si può, quel che capita, malati o svincolati o scommesse, situazioni e atmosfere di vecchia data.
Il calendario ci penalizza ma, a pensarci bene, è anche un grande alibi per Gilardino che, tra sconfitte probabili se non già scritte, può prendere il tempo necessario per inventare un GIOCO DI SQUADRA, se mai ne fosse capace.
Non voglio fare paragoni assurdi, lo capisco da solo, ma ho visto giocare il Brighton di De Zerbi: un biliardo senza stecca, la palla schizza via senza alzarsi da terra, e per la bravura dei giocatori va in fico spesso e volentieri.
Non pretendo tanto.
Mi accontenterei di un po’ di Subbuteo.